ricamare
v. tr. [dall’arabo raqama]. – 1. Eseguire ad ago su tela, seta o altro tessuto, punti decorativi seguendo un certo disegno: r. un lenzuolo, un fazzoletto, una camicetta, una gonna; assol., r. in oro, in seta, in bianco (cioè con filo bianco, ma l’espressione significa anche, genericam., eseguire ricami su biancheria); r. a mano, a macchina; r. a fiorami, a varî colori; imparare a ricamare. Può avere come compl. ogg. la figura ricamata: r. fiori, r. il monogramma su un fazzoletto. 2. fig. a. Curare con molta e a volte eccessiva eleganza e raffinatezza la forma nello scrivere, nel parlare o recitare, nel comporre e nell’eseguire musica, nel dipingere, ecc.: r. la pagina, la frase, un discorso; r. la parte, riferito ad attori; r. una sonata; r. una litografia. b. Riferire un fatto aggiungendo ad arte particolari di fantasia, commenti e valutazioni personali superflui; è usato per lo più assol.: esponimi i fatti come si sono svolti, senza r. tanto; Lia ... ci aveva ricamato su in una maniera così antipatica che non si riusciva più a parlarne senza litigare (I. Calvino). ◆ Part. pass. ricamato, anche come agg., lavorato a ricami, ornato con ricami: tovaglia, tenda, sciarpa ricamata; velo ricamato in argento. In araldica, attributo delle pezze onorevoli che hanno ornamenti fatti a forma di ricamo di smalto diverso; del padiglione e del mantello fregiati di ricami d’oro.