berroviere
berrovière (o birrovière) s. m. [dal provenz. berrovier, fr. ant. berruier, forse «uomo, soldato della regione francese del Berry»], ant. – Birro, sgherro. In partic., erano così chiamati [...] l’esecuzione degli ordini, o che i podestà, i bargelli, i capitani del popolo portavano con sé quando si recavano a esercitare la loro carica in un comune: e chiamaronsi Priori dell’Arti ... e furono loro dati sei famigli e sei berrovieri (Compagni). ...
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aprioristico
apriorìstico agg. [der. della locuz. apriori] (pl. m. -ci). – Nel linguaggio filos., di ciò che è apriori, cioè razionale, trascendentale, slegato dall’esperienza: metodo a.; ricerca a.; [...] estens., affermazione a., giudizio a., dettati da convinzioni preconcette. ◆ Avv. aprioristicaménte, in modo aprioristico, con apriorismo: affermare, giudicare aprioristicamente. ...
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puro
agg. [lat. pūrus]. – 1. a. Detto di sostanza che non ha avuto alterazioni: oro p.; o che non è mescolata con sostanze estranee: idrogeno, ossigeno p.; vino p., non annacquato; caffè p., senza l’aggiunta [...] del tutto indipendente dalle altre: atto p., v. atto2, n. 2. In partic., nella filosofia kantiana, si dice di ogni conoscenza apriori, priva di contenuti empirici: ragione p., la ragione considerata per sé stessa, come fonte di tutti gli elementi ...
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arroto
arròto s. m. [part. pass. di arrogere], ant. – Impiegato aggiunto a un magistrato; in partic., a Firenze, nell’età comunale, ciascuno di quegli 80 cittadini che, aggiunti ai Priori uscenti e ai [...] rappresentanti delle arti, eleggevano i Priori. ...
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prioreprïóre s. m. [dal lat. prior -oris «precedente», compar. dell’avv. e prep. pri «davanti», da cui anche il superl. primus «primo»]. – 1. (f. -a, ant. -essa) Superiore di una comunità religiosa, [...] monastica: il p. di un monastero, di un convento; anche preceduto dal titolo di riverenza: il padre priore. Negli ordini a regola benedettina, p. conventuale, che regge come prima autorità un monastero; p. claustrale, che è immediatamente inferiore ...
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indiziario
indiziàrio agg. [der. di indizio]. – Che ha valore di indizio, o che si basa su indizî: prova i.; processo i., quello in cui, non essendosi acquisite prove dirette dei fatti, la certezza morale [...] molteplici indizî. In finanza, metodo i., quello che desume il valore dell’imponibile da elementi esteriori e approssimativi determinati apriori dalla legge (per es., il reddito di un’industria dall’estensione degli impianti, di un privato dal suo ...
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costanza
s. f. [dal lat. constantia]. – 1. Qualità d’esser costante, perseveranza, fermezza: avere c. nel bene, nei propositi, negli affetti, nello studio; persona di scarsa c.; dov’è la forza antica? [...] determinato vincolo o rapporto, soprattutto nelle frasi in c. di matrimonio, in c. di rapporto lavorativo, e sim. 2. Nel linguaggio scient., invariabilità di una grandezza al variare dei parametri dai quali apriori si può presumere che essa dipenda. ...
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echo-chamber
loc. s.le f. (pl. inv. o -s) Nella società contemporanea dei mezzi di comunicazione di massa, caratterizzata da forte interattività, situazione in cui informazioni, idee o credenze più o [...] dove non esiste la verità dei fatti, perché ciascuno ha selezionato e riceve solo le notizie e i commenti con i quali concorda apriori. (Annamaria Testa, Internazionale.it, 22 novembre 2016, Opinione).
Dall'ingl. echo chamber ('cassa di risonanza'). ...
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pluralismo
s. m. [der. di plurale]. – 1. In filosofia, ogni concezione che consideri la realtà come costituita da una pluralità di principî (in opposizione al monismo) considerati tutti egualmente primi [...] e non riducibili uno all’altro; a volte il pluralismo non esclude un principio primo (come nell’orizzonte cristiano un Dio creatore) ma secondo cui la realtà come tale non può essere compresa apriori in uno schema o legge, superando essa, nel suo ...
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risparmio etico
loc. s.le m. Risparmio che si propone di devolvere una parte delle rendite per iniziative di solidarietà o di ricerca scientifica. ◆ In anni più recenti, poi, sono arrivate altre «motivazioni» [...] aziende «normali» e con logiche assolutamente «normali», cercando il massimo risultato di gestione e non escludendo dunque apriori alcun comparto, ma che poi spendono eticamente una parte dei rendimenti conseguiti o delle commissioni prelevate alla ...
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In filosofia, termine usato specialmente da I. Kant per indicare ciò che non dipende dall’esperienza, opposto a ciò che si definisce a posteriori. Ha origine in Aristotele, che aveva distinto l’universale dell’intelletto, la causa, come ‘primo...