lasciare
v. tr. [lat. laxare «allargare, allentare, sciogliere», der. di laxus «largo, allentato»] (io làscio, ecc.). – 1. Smettere di tenere, o di stringere, di reggere, di premere: da subita paura [...] fondo: l’ancora ha lasciato, non fa più presa. 2. estens. a. Far restare una persona o una cosain un luogo, non prenderla con sé, deliberatamente o per dimenticanza: questa sera i bambini li lasciamo a casa; posso l. qui questo pacco?; Giorgio ha ...
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su
prep. e avv. [lat. sūsum: v. suso] (radd. sint.). – È, in generale, sinon. di sopra, rispetto a cui è più pop. e più breve, e quindi più usato; ma accanto ai sign. e agli usi che le due parole hanno [...] vieni su?; il cibo m’è rimasto in gola e non mi va né su né giù (fig., di cosa che offende, che urta la suscettibilità: , lassù (tosc. costassù; v. le rispettive voci); lo vedi meglio se lo guardi da su, dall’alto, dalla parte di sopra; vengo di ...
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domandare
(ant. o tosc. dimandare) v. tr. e intr. [lat. demandare «affidare, raccomandare», poi «chiedere»]. – 1. tr. Rivolgersi con parole a qualcuno per ottenere risposta: domandagli come si chiama, [...] alla 1a persona sing.) per esprimere meraviglia o disapprovazione: io domando e dico se si debba essere trattati così! Per affermare decisamente, per dichiarare ovvia e sicura una cosa, in vivaci modi di dire fam.: e me lo domandi?; non me lo ...
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vedere
vedére v. tr. [lat. vĭdēre] (pres. indic. védo [letter. véggo, ant. o poet. véggio], védi [ant. véi, vé’], véde, vediamo [ant. o poet. veggiamo], vedéte, védono [letter. véggono, ant. o poet. [...] prova di qualche cosa: Or vedrò, figli, qual di voi più vale (Poliziano); Dunque veggiàn chi sia di miglior razza (Pulci); vediamo chi è più forte tra noi due; vediamo se la corda resiste allo sforzo. 5. In espressioni dell’uso fam., in incisi, per ...
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avere2
avére2 v. tr. [lat. habēre] (pres. ho ‹ò› [radd. sint.; ant. àggio], hai ‹ài›, ha ‹a› [radd. sint.]; abbiamo [ant. avémo], avéte, hanno ‹ànno› [ormai disus. le grafie ò, ài, à, ànno]; pass. rem. [...] per il dolore (si ammalò ecc.); come equivalente di «dovere»: ebbe a rimangiarsi l’offesa; se la cosa avesse a decidersi a ciarle, lei ci metterebbe in sacco (Manzoni); con sign. analoghi, avere da: ho da scrivere, avevo da lavorare, ho altro ...
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venire
v. intr. [lat. vĕnire] (pres. indic. vèngo [ant. o poet. vègno], vièni, viène [poet. ant. vène], veniamo [ant. vegnamo], venite, vèngono [ant. o poet. vègnono]; pres. cong. vènga [ant. o poet. [...] , idee che vengono d’oltralpe; analogam., far v., ordinare o disporre che una cosa sia portata, o una merce spedita, e in qualche caso (spec. con nomi di persona) chiamare a sé: far v. un boccale di birra; sono mobili che ho fatto v. direttamente ...
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nuovo
nuòvo (letter. o region. nòvo) agg. [lat. nŏvus]. – 1. In genere, di cosa fatta o avvenuta o manifestatasi da poco, spesso in contrapp. diretta a vecchio, antico, e quindi con sign. prossimo a [...] vestito n.; un orologio n.; bada che se mi rompi il computer lo paghi per n., come se fosse nuovo, cioè al prezzo occorrente per acquistarne uno nuovo; anche di cosa che, acquistata e usata da tempo, si conservi in buone condizioni: sono due anni che ...
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tale
agg. e pron. [lat. talis]. – 1. agg. a. Di questa o di quella sorta; che ha le qualità, le caratteristiche, la natura di cui si sta parlando o a cui si accenna in modo chiaro o sottinteso: non si [...] ). Preceduto dall’articolo, per indicare persona o cosain modo indeterminato: il vocabolario serve a farti sapere come si chiama il t. oggetto, o che cosa significhi la t. parola; che cosa importa a te se la tal signora è sposata o no? Preceduto ...
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credere
crédere v. intr. e tr. [lat. crēdĕre]. – 1. intr. (aus. avere) e tr. Ritenere vera una cosa, avere la persuasione che una cosa sia tale quale appare insé stessa o quale ci è detta da altri, [...] quand’uno per bugiardo è conosciuto, anche se dice il ver non è creduto. b. C. a qualche cosa, accettare per vero: crede a tutto ciò religiosa: è un uomo che non crede. b. Avere fiducia in persona o cosa, o nella sua efficacia, nel suo potere: c. nel ...
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abitudine
1. MAPPA L’ABITUDINE è la tendenza a ripetere una determinata azione, a rinnovare una determinata esperienza; si acquisisce per lo più con la ripetizione frequente dell’azione o dell’esperienza [...] giornale ogni mattina mentre faccio colazione). 2. Se facciamo l’abitudine a qualcosa, vuol dire che di abitudine si riferisce all’uso continuato o frequente di qualche cosa (a. al fumo, all’alcol; fare l’a. sostanza nociva. 4. In medicina, l’abitudine ...
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NOUMENO
Guido Calogero
. Termine filosofico, originario della filosofia platonica ma messo in uso specialmente da quella kantiana. Per Platone, νοεῖν ("intelligibili") o "intellette": participio presente passivo del verbo νοεῖν "intelligere")...
Potere di fatto sulla cosa che si esprime attraverso il compimento di atti corrispondenti all’esercizio di un diritto reale (art. 1140 c.c.), per cui un soggetto, indipendentemente dal fatto che sia o no titolare del diritto di proprietà o di...