labbia
làbbia s. f. [lat. labia o labea «labbro», di solito usato al plur.], invar., ant. – 1. Faccia, volto, aspetto: I’ credo ben ch’al mio duca piacesse, Con sì contenta l. sempre attese Lo suon de [...] le parole vere espresse (Dante); E par che de la sua l. si mova Un spirito soave pien d’amore (Dante). Per estens., la figura umana: su per la groppa [del centauro] Infin ove comincia nostra l. (Dante). 2. Al plur., labbra: A l’arse labbia, al ...
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si1
si1 pron. [lat. sē e sĭbi, accus. e dat. del pron. rifl. di 3a persona]. – 1. Forma atona del pronome rifl. di terza persona, sing. e plur., che serve alla coniugazione dei verbi riflessivi e in [...] per cui si esce sulla strada; dalla scala si entra direttamente nel salone; Per me si va ne la città dolente (Dante). Talvolta l’uso impersonale serve a esprimere un consiglio, un comando: in chiesa si entra decentemente vestiti; quando si riceve un ...
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fioco
fiòco agg. [dallo stesso etimo di fiacco1, incrociato con rauco, roco] (pl. m. -chi). – 1. Di voce, debole, tenue, per impedimento fisico o anche per fenomeno psichico: parlava con voce f.; un [...] f. oggi, non mi far parlare troppo. In senso fig.: Oh quanto è corto il dire e come fioco Al mio concetto! (Dante), inadeguato. Per estens., di strumento: una tromba f.; E suon rendesti alla romana lira Che per lungo silenzio parea fioca (Giusti, con ...
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rimirare
v. tr. e intr. [comp. di ri- e mirare]. – 1. tr., letter. Mirare, guardare di nuovo: l’animo mio, ch’ancor fuggiva, Si volse a retro a rimirar lo passo (Dante). Più spesso come equivalente di [...] ); r. un quadro, un panorama; e, con uso assol.: si turba Lo montanaro, e rimirando ammuta (Dante); talvolta nel semplice sign. di guardare o vedere: al letto in ch’io languisco Vien tal ch’a pena a rimirar l’ardisco (Petrarca), appare Laura in tal ...
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dinanzi
(o dinnanzi) prep. e avv. [lat. de in antea; per la terminazione cfr. anzi]. – 1. prep. È in genere sinon., meno pop. e più ricercato, di davanti e, come questo, si unisce al complemento con [...] me, d. a tutti; fermarsi d. a una vetrina; gli mise d. un piatto d’insalata; più raram. costruito con da: dinanzi da li occhi d’i pennuti (Dante). Con senso temporale, non com.: d. a noi, prima di noi; Dinanzi a me non fuor cose create Se non etterne ...
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nido
s. m. [lat. nīdus, da una radice indoeuropea *ni-zdo- (formata con il preverbio ni-, che indica movimento dall’alto in basso, e una voce affine a sedeo «sedere»), largamente rappresentata anche [...] o figurato nel quale qualche cosa si trova, risiede, giace: forse è nato Chi l’uno e l’altro caccerà del n. (Dante), toglierà a Guido Guinizzelli e a Guido Cavalcanti la «gloria della lingua». d. Talora con riferimento a persona che chiuda in sé ...
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sussistenza
sussistènza s. f. [dal lat. tardo subsistentia, der. di subsistĕre: v. sussistere]. – 1. Il fatto di sussistere, di esistere, come termine usato in origine per designare l’esserci della sostanza [...] più tardi generalm. come sinon. di esistenza. Nell’uso poet. ant., con riferimento a Dio: Ne la profonda e chiara sussistenza De l’alto lume (Dante); o alle creature angeliche: quella viva luce ... il suo raggiare aduna, Quasi specchiato, in nove s ...
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ammirare
v. tr. [dal lat. admirari, comp. di ad- e mirari «guardare con meraviglia»]. – 1. Guardare con attenzione e interessamento persona, oggetto o spettacolo che attragga e desti meraviglia per bellezza, [...] novità o altre notevoli caratteristiche: Venendo e trapassando ci ammirava D’anime turba tacita e devota (Dante); a. la bellezza, l’eleganza di una persona; a. un quadro, un affresco, un bel panorama; a. i colori di un tramonto, la potenza espressiva ...
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metro2
mètro2 s. m. [dal lat. metrum (solo nel sign. di «misura del verso»), gr. μέτρον «misura»; come nome di unità di misura, dal fr. mètre, proposto nel 1791 e accettato dalla Convenzione nazionale [...] , ecc. b. estens. Poesia, in genere: Già era, e con paura il metto in metro, Là dove l’ombre tutte eran coperte (Dante); Io, di me stesso diffidando, poso Dal m. audace (Giusti), smetto cioè l’ardito tentativo di tradurre l’immagine in versi. c. fig ...
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gloria1
glòria1 s. f. [dal lat. gloria]. – 1. a. Fama grandissima, onore universale che si acquista per altezza di virtù, per meriti eccezionali, per atti di valore, per opere insigni: meritare, procacciarsi, [...] divina, la sua beatitudine: La g. di colui che tutto move Per l’universo penetra, e risplende In una parte più e meno altrove (Dante); Dio (o Cristo) gli si rivelò in tutta la sua g.; anche come esclam. di scongiuro o di stizza: per la g. di Dio ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...