riva
s. f. [lat. rīpa «riva del fiume» e per estens., ma non com., anche «spiaggia, riva del mare»]. – 1. a. La zona di terra che delimita una distesa d’acque (mare, lago) o un corso d’acqua: le due [...] Terreno in pendio, più o meno ripido e regolare (cfr. ripa): Era lo loco ov’ a scender la riva Venimmo, alpestro (Dante); cercando le mele rotolate in fondo alla r. (Pavese). 4. In marina, la parte alta, soprattutto dell’alberatura: a riva!, abbasso ...
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nutrire
(ant. o letter. nudrire, nodrire, ant. notrire) v. tr. [lat. nūtrīre] (io nutro, ecc.; meno com. io nutrisco, tu nutrisci, ecc.). – 1. a. Fornire a un organismo vivente (uomo, animale, pianta) [...] nutrono); i succhi del terreno che nutrono le piante; Mele e locuste furon le vivande Che nodriro il Batista nel diserto (Dante); in senso più ampio, produrre gli alimenti necessarî al sostentamento di un certo numero di persone: una terra che non dà ...
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gravido
gràvido agg. [dal lat. gravĭdus «aggravato» (e, nel femm., «incinta»), der. di gravis «grave, pesante»]. – 1. Di donna, e in genere della femmina dei mammiferi, che è in stato di gravidanza, [...] , e in questo caso è usato il masch. 2. estens. a. Pieno, carico: Parvermi i rami g. e vivaci D’un altro pomo (Dante); torre ... Gravida d’arme e g. di gente (T. Tasso); nubi g. di pioggia. Anche in senso fig.: sentenza g. di profondi insegnamenti ...
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cerchiare
v. tr. [der. di cerchio] (io cérchio, ecc.). – 1. a. Stringere, cingere con un cerchio o con cerchi: c. i barili, le botti, le ruote. b. Cingere, circondare: in pochi dì la terra [= la città] [...] ’intorno una colorazione livida: gli occhi le si cerchiavano di grigio (Deledda). 2. ant. a. Percorrere all’intorno: Chi è costui che ’l nostro monte cerchia ...? (Dante). b. intr. (aus. avere) Girare: la notte, che opposita a lui [al sole] cerchia ...
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ei
éi pron. pers. m. [lo stesso etimo di elli]. – Nell’uso letter. equivale a egli, ma è usato solo davanti a consonante, o (ant.) posposto al verbo: Ei fu. Siccome immobile ... (Manzoni); anche con [...] valore neutro, riferito a cosa: Così foss’ei da che pur esser dee! (Dante). Come plur., essi: Ond’ei si gittar tutti in su la piaggia (Dante). Troncato in e’ (v. e’3) è vivo nell’uso pop. tosc., in posizione proclitica, con valore di sing. o di plur. ...
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musa2
muṡa2 s. f. [dal lat. Musa, gr. Μοῦσα]. – 1. Nella mitologia e nella tradizione letteraria greco-romana, ciascuna delle nove figlie di Zeus e Mnemosine, protettrici del canto, della poesia e della [...] poeti cristiani: O Muse, o alto ingegno, or m’aiutate (Dante); O Musa, tu che di caduchi allori Non circondi la fronte . b. Il poeta stesso: Se fede merta nostra maggior m. (Dante), se merita fede il nostro maggior poeta, Virgilio. c. La donna ...
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grazia
gràzia s. f. [dal lat. gratia, der. di gratus «gradito; riconoscente»]. – 1. Qualità naturale di tutto ciò che, per una sua intima bellezza, delicatezza, spontaneità, finezza, leggiadria, o per [...] e sim. vivere, morire in g. di Dio): Se orazïone in prima non m’aita Che surga sù di cuor che in grazia viva (Dante); nel linguaggio fam., esser fuori della g. di Dio, essere fuori di sé, in stato di estrema irritazione. Spesso al plur.: essere nelle ...
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tana
s. f. [forse lat. *subtana, agg. femm. «che sta sotto» (cfr. sottana), con deglutinazione del prefisso sub- «sotto»]. – 1. Il luogo di riposo, di rifugio e, spesso, di riproduzione dei vertebrati [...] va sovra le tane (Inf. XXI, 125-26); con altro traslato, che s’inserisce nella più ampia metafora di tutta la frase, sempre in Dante: Vita bestial mi piacque e non umana, Sì come a mul ch’i’ fui; son Vanni Fucci Bestia, e Pistoia mi fu degna tana ...
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ma1
ma1 cong. [lat. magis «più»; v. mai] (radd. sint.). – 1. Congiunzione coordinativa avversativa, esprimente spesso esplicita contrapposizione al termine che precede, il quale è per lo più espresso [...] : Non fronda verde, ma di color fosco; Non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti; Non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco (Dante); non per crudeltà della donna amata, ma per soverchio fuoco nella mente concetto (Boccaccio); non fiori ma opere di bene; lo ...
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ospizio
ospìzio s. m. [dal lat. hospitium «ospitalità; alloggio», der. di hospes -pĭtis «ospite»]. – 1. a. In genere, edificio dove forestieri e pellegrini possono trovare temporaneamente alloggio e [...] Gran San Bernardo). b. Anticam., con sign. più generico, luogo d’abitazione, di dimora (anche in senso fig.; per es., in Dante: o. di Cesare, la corte imperiale; doloroso o., l’inferno, albergo di dolore); e nel linguaggio poet., rifugio, asilo e sim ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...