greve
grève (ant. griève) agg. [lat. gravis «grave», incrociato con il suo contrario lĕvis «lieve»]. – 1. Grave, pesante, non tanto in sé quanto per la sensazione di peso che produce: Io sono al terzo [...] g., densa e pesante; in senso fig., doloroso, penoso: maestro, che è tanto greve A lor che lamentar li fa sì forte? (Dante); da g. doglia sospinto (Boccaccio). L’agg., sentito in alcune regioni come di uso letter., è in altre di uso pop., spec. in ...
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vilta
viltà (ant. viltade e viltate) s. f. [lat. vilĭtas -atis «scarso valore», riferito a cose, der. di vilis «vile, di poco prezzo»]. – 1. ant. o letter. a. Il fatto, la condizione e la caratteristica [...] di avere scarso valore e pregio: è da sapere che la viltade di ciascuna cosa da la imperfezione di quella si prende (Dante); v. di un metallo; v. di un prezzo, dei prezzi, livello eccessivamente basso. b. Umiltà di origine e di condizione sociale: v. ...
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disfavillare
v. intr. [der. di favilla, col pref. dis-1] (aus. avere), letter. – Sfavillare: Non altrimenti ferro disfavilla Che bolle, come i cerchi sfavillaro (Dante); anche fig.: Ond’io sovente arrosso [...] e disfavillo (Dante), perché acceso di sdegno. ...
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pastura
s. f. [lat. tardo pastura, der. di pascĕre «pascolare», part. pass. pastus]. – 1. a. Con riferimento agli animali, il pascere all’aperto e, in senso concr., il luogo dove pascono (sinon. quindi, [...] le limosine (Boccaccio). Con sign. più particolari: Qual savesse qual era la pastura Del viso mio ne l’aspetto beato (Dante), quant’era soave il godimento che la mia vista traeva dall’aspetto di Beatrice; e con allusione a soddisfazioni amorose: il ...
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quegli
quégli (ant. quélli) pron. dimostr. m. [lat. eccu(m) *ĭlli, modificazione, quest’ultimo, del nomin. ĭlle per analogia con qui], letter. – Quella persona, cioè una persona (o divinità, raram. animale [...] al masch. sing. e di solito come soggetto (in casi obliqui è più com. quello); Quelli è Omero poeta sovrano (Dante); quegli allora mi domandò che peccato quel fosse (Boccaccio); don Abbondio gli andò dietro, e, mentre quegli girava la chiave nella ...
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strame
s. m. [lat. stramen, affine a sterněre «distendere» (part. pass. stratus)]. – 1. Nome generico delle erbe secche, fieno, paglia, ecc., che, mescolate insieme, servono come foraggio e come lettiera [...] .: Faccian le bestie fiesolane strame Di lor medesme (Dante), i Fiorentini (qui chiamati Fiesolani in quanto discendenti ai prodotti secondarî (molluschi e crostacei) dei bacini lagunari. 3. In Dante, Vico degli S., traduz. del fr. Rue du Fouarre, a ...
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cernere
cèrnere (ant. cernire) v. tr. [dal lat. cernĕre «separare, vagliare»] (pres. io cèrno, ecc.; pass. rem. cernéi o cernètti; part. pass., poco usato, cernìto). – 1. letter. Separare, distinguere [...] cernevano i caporioni delle società segrete (I. Nievo). 2. ant. Vedere distintamente, nel senso proprio, con gli occhi, e fig., con l’intelletto: già le sue meschite Là entro certe ne la valle cerno (Dante); Ma questo è quel ch’a cerner mi par forte ...
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gridare
v. intr. e tr. [prob. lat. quirītare «invocare aiuto; strillare»]. – 1. intr. (aus. avere) Alzare molto la voce, per farsi sentire o per fare rumore o per sfogare l’eccitazione dell’animo: g. [...] . E passando al discorso diretto: Tutti gridavano: «A Filippo Argenti!» (Dante); gridarono: «Al fuoco!» (o gridarono al fuoco); e così: g casa onora, Grida i segnori e grida la contrada (Dante, dei Malaspina). b. ant. Bandire: un torneamento era ...
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grido
s. m. [der. di gridare] (pl. le grida, dell’uomo; i gridi, degli animali, o anche dell’uomo, se isolati o comunque non considerati nel loro complesso). – 1. a. Voce (suono inarticolato, parola, [...] tempo levò gran g., fece molto scalpore; Credette Cimabue ne la pittura Tener lo campo, e ora ha Giotto il g. (Dante); or dov’è il grido De’ nostri avi famosi ...? (Leopardi); oggi quasi esclusivam. nella locuz. di grido, famoso, molto rinomato: uno ...
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grifagno
agg. [dal provenz. grifanh, di origine germ.; cfr. l’ant. alto-ted. grīfan «afferrare»], letter. – 1. Rapace; è attributo generico degli uccelli di rapina, con artigli e becco adunco: l’altro [...] fig. Riferito agli occhi di una persona, simili a quelli di un uccello di rapina, quindi fieri, minacciosi, o vividi: Cesare armato con li occhi g. (Dante); pupilla g. (Pascoli); facendo lampeggiar or il bianco, ora il nero di due occhi g. (Manzoni). ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...