smalto
s. m. [dal francone smalt, cfr. germ. *smaltjan e ted. mod. schmelzen «fondere»]. – 1. Impasto di ghiaia o grani di pozzolana o scarti di laterizî con calce o cemento e acqua, usato in passato [...] poetici, lo smalto indica o simboleggia durezza, insensibilità, come di cosa pietrificata: Vegna Medusa: sì ’l farem di smalto (Dante); E que’ begli occhi che i cor fanno smalti (Petrarca). 3. Nome generico di sostanze di composizione varia usate per ...
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articolo
artìcolo s. m. [dal lat. articŭlus, dim. di artus -us «articolazione, arto, membro»]. – 1. Parte variabile del discorso che si premette al sostantivo o a parti del discorso sostantivate, precisando [...] parole terminanti in consonante e l’ammetteva anche in altre posizioni dalle quali oggi è scomparso del tutto: Lo giorno se n’andava (Dante). Si usano il e i in tutti i casi non enumerati sopra, e cioè: a) davanti a consonante semplice (che sia tale ...
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dislegare
v. tr. [comp. di dis-1 e legare1] (io dislégo, tu disléghi, ecc.), ant. o region. – Slegare, e per estens. sciogliere, liberare: Comanda forse tua fortuna a i venti E gli av[v]ince a sua voglia [...] e gli dislega? (T. Tasso); fig.: Come fa chi da colpa si dislega (Dante); con altro senso fig., manifestare, spiegare: Se la veduta etterna li dislego (Dante). ...
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letto2
lètto2 s. m. [lat. lectus]. – 1. a. Mobile destinato al riposo e al sonno delle persone, formato in modo che vi si possa giacere comodamente distesi: il fusto (o intelaiatura, meno com. lettiera), [...] una valle; o anche, il suolo di una qualsiasi superficie piana: arrivammo ad una landa Che dal suo l. ogne pianta rimuove (Dante). e. In geologia, la massa rocciosa su cui poggia un filone o uno strato; nella tecnica estrattiva, l. di cava, il piano ...
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tenebra
tènebra (poet. tenèbra) s. f. [dal lat. tenĕbrae -arum]. – Oscurità profonda, completa (è usato per lo più, e nel linguaggio com. sempre, al plur.): fitte, dense t.; le t. notturne; Non però [...] t. del medioevo; il fatto è avvolto nelle più fitte t., nelle t. del mistero; Lume non è ... anzi è tenèbra (Dante); gli uomini hanno preferito le t. alla luce, frase del Vangelo di Giovanni, nota anche con varianti di traduzione (vollero piuttosto ...
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peccato
s. m. [lat. peccatum, der. di peccare «peccare»]. – 1. a. In generale, trasgressione di una norma alla quale si attribuisce un’origine divina o comunque non dipendente dagli uomini: il concetto [...] sgradevole); è proprio dell’uso ant. un plur. che conserva la forma neutra del latino: L’Agnel di Dio che le peccata tolle (Dante). b. Locuzioni e frasi prov.: chi è senza p. scagli la prima pietra, frase del Vangelo (Giovanni 8, 7: qui sine peccato ...
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lettura
s. f. [dal lat. tardo lectura, der. di legĕre «leggere», part. pass. lectus]. – 1. a. L’azione di leggere, di decifrare cioè un testo scritto o stampato: la l. di un manoscritto, di un’iscrizione; [...] li occhi ci sospinse Quella l., e scolorocci il viso (Dante); e come azione continuata, con riferimento a testi di una pubblicazioni, destinate a esporre e commentare aspetti dell’opera di Dante o canti della Divina Commedia. h. ant. La lezione ...
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ferire
v. tr. [lat. ferīre] (io ferisco, tu ferisci, egli ferisce [ant. fière o fère], ecc.; v. anche fedire). – 1. a. Colpire, direttamente o indirettamente, con un’arma o con altro oggetto tagliente [...] ’uso poet., suscitare innamoramento improvviso: Entro quel cor, che i begli occhi feriro (Dante). 2. estens., letter. Colpire, percuotere: ferì ’l carro di tutta sua forza (Dante). In partic., f. l’orecchio, detto di suono, voce, grido, spec. se alto ...
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insegnare
v. tr. [lat. *insĭgnare, propr. «imprimere segni (nella mente)», der. di signum «segno», col pref. in-1] (io inségno, ... noi insegniamo, voi insegnate, e nel cong. insegniamo, insegniate). [...] i., v. macchina. 3. Mostrare, indicare (luoghi o persone): se c’è più d’un varco, Quel ne ’nsegnate che men erto cala (Dante); con questo sign., è oggi di uso region. o fam.: i. la strada a un forestiero; mi saprebbe i. un’officina di riparazioni qui ...
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acerbo
acèrbo agg. [dal lat. acerbus, affine ad acer «acre»]. – 1. a. Di sapore aspro, acre, pungente: mangiare delle nespole a.; un succo a.; vino a., vino giovane e ricco di acidità totale. b. Non [...] ’alba. 2. Duro, crudele, severo: Ahi quant’elli era ne l’aspetto fero! E quanto mi parea ne l’atto acerbo (Dante); odio a., parole a., a. rimproveri; l’a. destino; doloroso: Un affetto mi preme A. e sconsolato (Leopardi). ◆ Dim. acerbétto, alquanto ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...