vivere
vìvere v. intr. [lat. vīvĕre] (pass. rem. vissi [ant. vivètti o vivéi], vivésti, ecc.; fut. vivrò [ant. viverò], ecc.; condiz. vivrèi [ant. viverèi], ecc.; part. pass. vissuto [ant. visso e vivuto]; [...] ; un libro che vivrà, che resterà a lungo noto e apprezzato; avere forza e vigore: Qui vive la pietà quand’è ben morta (Dante); Che ’l desir vive, e la speranza è morta (Petrarca); essere animato, avere anima e vita: Vissero i fiori e l’erbe, Vissero ...
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mondo2
móndo2 s. m. [lat. mŭndus (voce d’incerta origine), che designò dapprima la volta celeste e i corpi luminosi che la popolano, poi la Terra e i suoi abitanti, assumendo poi, nel linguaggio della [...] e tono pegg. e spreg., in frasi contenenti giudizî morali sull’umanità in genere: frate, Lo m. è cieco, e tu vien ben da lui (Dante); le piaghe onde la rea fortuna E amore e il m. hanno il mio core aperto (Foscolo); Il m. d’oggi è un diavolo Di m ...
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ragione
ragióne s. f. [lat. ratio -onis (der. di ratus, part. pass. di reri «fissare, stabilire»), col sign. originario di «conto, conteggio»]. – 1. a. La facoltà di pensare, mettendo in rapporto i concetti [...] non può arrivare la r.; làsciati guidare dalla r. e non dall’istinto; i peccator carnali, Che la ragion sommettono al talento (Dante); Cauta in me parla la ragion: ma il core, Ricco di vizj e di virtù, delira (Foscolo). b. Nel linguaggio filosofico ...
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seguire
v. tr. e intr. [lat. sĕqui] (io séguo, ecc. [ant. seguisco, seguisci, ecc.]; pass. rem. seguìi [ant. seguètti], seguisti, ecc.). – 1. Con uso trans. (che si estende anche ai numeri 2 e 3, e solo [...] per tua cagion (Leopardi); e in costruzione impers.: ei seguette, Come suol seguitar per alcun caso, Che l’un nomar un altro convenette (Dante). È sign. noto anche all’uso pop.: lo stesso segue me (lo stesso avviene, lo stesso è di me). 5. Come trans ...
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uomo
uòmo (ant. o pop. òmo) s. m. [lat. hŏmo hŏmĭnis] (pl. uòmini [lat. hŏmĭnes]). – 1. a. Essere cosciente e responsabile dei proprî atti, capace di distaccarsi dal mondo organico oggettivandolo e servendosene [...] uso assol., o preceduto da art. determinativo) era un vero e proprio pron. indefinito: potrebbe già l’uomo opporre contra me e dicere ... (Dante); con questo uso è più frequente la forma tronca uom, om (cfr. il fr. on o l’on): veramente è questi così ...
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stare
v. intr. [lat. stare, da una radice indoeuropea] (pres. indic. sto 〈stò〉 [radd. sint.], stai, sta [radd. sint.], stiamo, state, stanno; pres. cong. stia [poet. ant. stèa], stia [poet. ant. stie], [...] alle intemperie, alla pioggia, al vento, al freddo; E io anima trista non son sola, Ché tutte queste a simil pena stanno (Dante). Spesso, indicando il posto in cui si sta, si allude al compito, all’ufficio che si svolge: sta alla cassa; sta in cucina ...
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suonare
(ant. o region. sonare) v. intr. e tr. [lat. sŏnare, der. di sŏnus «suono»] (io suòno, ecc.; fuori d’accento, sono in uso sia le forme con -o- sia quelle con -uo-, che sono ormai le più comuni). [...] e il valore di una lode. Per estens., dire: Lo mondo è ben così tutto diserto D’ogne virtute, come tu mi sone (Dante). ◆ Part. pres. sonante, anche come agg. (v. sonante). ◆ Part. pass. suonato, anche come agg., riferito spec. a ore e ad anni di età ...
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mostrare
v. tr. [lat. monstrare, der. di monstrum: v. mostro2] (io móstro, ecc.). – 1. a. Far vedere, presentare ad altri perché veda, esamini, osservi: m. i documenti, il passaporto; m. la merce al [...] di cassa. Con senso di biasimo, riferito a cose che sarebbe conveniente tenere nascoste: L’andar mostrando con le poppe il petto (Dante); cerca di non m. troppo le gambe quando ti siedi. In locuz. particolari: m. i pugni, in segno di minaccia; m. i ...
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superbo
supèrbo agg. [dal lat. superbus, der. di super «sopra»]. – 1. a. Che ha in sé e dimostra superbia (è il più com. e pop. degli agg. sinonimi o di sign. affine, come altero e altezzoso, orgoglioso, [...] , ritto, ripido: Lo sommo [del monte] er’alto che vincea la vista, E la costa s. più assai Che da mezzo quadrante a centro lista (Dante); per dirupi e fra ruine S’ascende a la sua cima alta e s. (T. Tasso). In genere la parola ha un tono ammirativo ...
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occhio
òcchio s. m. [lat. ŏcŭlus]. – 1. a. In anatomia, organo di senso, pari, caratteristico dei vertebrati, che ha la funzione di ricevere gli stimoli luminosi e di trasmetterli ai centri nervosi dando [...] . Occhi del cielo, gli astri: in chiuso loco Vorria celarla ai tanti o. del cielo (T. Tasso); analogam., li due o. del cielo (Dante), Apollo e Diana, cioè il Sole e la Luna. d. Occhio di sole, fascio di raggi luminosi che, penetrando in un ambiente ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...