lode
lòde (ant. lòda) s. f. [lat. laus laudis]. – 1. a. Parola, frase, discorso (pronunciato o scritto) con cui si manifesta piena approvazione per l’operato, il comportamento di una persona, o se ne [...] lodi (al contr., senza lode, né male né bene, mediocremente; in questo senso, anche senza infamia e senza lode, con allusione al verso dantesco citato al n. 1 della voce lodo); è un gesto che torna a sua l.; ha agito in modo che non gliene vien certo ...
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glossa1
glòssa1 (ant. glòṡa) s. f. [dal lat. glossa e glosa, gr. γλῶσσα, propr. «lingua; vocabolo che ha bisogno di spiegazione»]. – 1. Termine che indicò in origine, presso i Greci, le locuzioni arcaiche, [...] studî giuridici. 3. estens. Nota interpretativa, in genere; commento, postilla (cfr. chiosa): quelle g. di cui il Petrarca ... adornò il suo esemplare [del poema dantesco] (Carducci); Con orrore La poesia rifiuta Le g. degli scoliasti (Montale). ...
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dramma1
dramma1 (ant. drama) s. m. [dal lat. tardo drama -ătis, gr. δρᾶμα -ατος, propr. «azione», der. di δράω «agire»] (pl. -i). – 1. In senso lato, e più vicino all’etimologia, qualunque componimento [...] diventato sordo. Con riferimento a opere letterarie e artistiche, tensione drammatica: il d. nella poesia dell’Inferno dantesco, nella scultura di Michelangelo, nella musica di Beethoven; in quel romanzo lo studio psicologico dei personaggi è ...
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morte
mòrte s. f. [lat. mŏrs mŏrtis]. – 1. a. La cessazione delle funzioni vitali nell’uomo, negli animali e in ogni altro organismo vivente o elemento costitutivo di esso: è in lutto per la m. di un [...] m. immatura, di chi muore giovane; fam. scherz.: fare la m. del conte Ugolino, morire di fame come il personaggio dantesco (Inf. XXXIII); fare la m. del topo, morire schiacciato. M. nera, la morte caratteristica di alcune forme particolarmente gravi ...
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terzo
tèrzo agg. num. ord. e s. m. [lat. tertius, der. di tres «tre»]. – 1. agg. a. Che, in una sequenza ordinata, occupa il posto corrispondente al numero tre, viene cioè dopo altri due (in cifre arabe [...] , il sec. 3°, il sec. III d. C.); t. cielo, il cielo di Venere, nel sistema tolemaico e nel Paradiso dantesco; il t. comandamento; l’ora t., nella divisione romana del giorno e nella liturgia cattolica (spesso sostantivato: v. terza); t. caso ...
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campeggiare
v. intr. e tr. [der. di campo] (io campéggio, ecc.; aus. avere). – 1. Essere accampato, stare in campo con l’esercito fronteggiando il nemico: c. davanti a una città; Ei campeggiò sul Reno [...] o quella parte campeggia o si scorcia (Manzoni); fig., la figura di Farinata campeggia nel canto X dell’Inferno dantesco. Nel linguaggio di teatro, mettersi fisicamente in evidenza sulla scena, collocandosi col volto alla platea, ben in vista del ...
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beatanza
s. f. [der. di beato], ant. – Beatitudine, potenza beatificante; è un hapax dantesco (del Convivio II, 4): manifesto è che questa vita è da Dio più amata, e se ella è più amata, più le è la [...] sua b. stata larga ...
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concezione
concezióne s. f. [dal lat. conceptio -onis, der. di concipĕre «concepire», part. pass. conceptus]. – 1. L’atto del concepire o dell’essere concepito, nel sign. proprio: periodo (del ciclo [...] poetica, di un piano, di un disegno; con sign. concr., ciò che è concepito, pensiero, concetto: esporre la c. del poema dantesco; non è facile intendere pienamente le sue c. sublimi. c. Modo di concepire, cioè d’intendere, d’interpretare, o di essere ...
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superbo
supèrbo agg. [dal lat. superbus, der. di super «sopra»]. – 1. a. Che ha in sé e dimostra superbia (è il più com. e pop. degli agg. sinonimi o di sign. affine, come altero e altezzoso, orgoglioso, [...] in Dio tanto superbo (Dante); sostantivato: umiliare un s., i s.; la pena, il girone dei s. nel Purgatorio dantesco. Con riguardo al solo comportamento esteriore (cui può anche non corrispondere un sentimento di vera superbia): sedeva s. in trono ...
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zeugma
żèugma s. m. [dal lat. tardo zeugma, gr. ζεῦγμα, propr. «legame, unione», der. del tema di ζεύγνυμι «unire, aggiogare»] (pl. -i). – Una delle cosiddette «figure grammaticali», consistente nel [...] un unico predicato due complementi o due costrutti diversi, dei quali uno solo si conviene a quel predicato, come nel noto verso dantesco: Parlare e lagrimar vedrai insieme (Inf. XXXIII, 9), dove vedrai si adatta soltanto a lacrimare, non a parlare. ...
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Giornale Dantesco
Steno Vazzana
Dantesco Rivista nata dalla soppressione de " L'Alighieri " (v.), nel 1893. Diretta dapprima da G.L. Passerini (1893-1915), poi, dopo l'interruzione della guerra e del " Nuovo giornale dantesco ", dal Pietrobono...