yiddish
‹i̯ìdiš› (o jiddisch) s. m. e agg. [forma alterata dell’agg. ted. jüdisch «ebreo, giudeo»]. – Lingua della comunità degli ebrei ashkenaziti diffusisi in Europa centrale e orientale fin dal sec. [...] linguistici romanzi; la letteratura y., sviluppatasi fin dal sec. 13° come varietà più popolare rispetto a quella in lingua ebraica, e in seguito cresciuta d’importanza con la diffusione della stampa e in età illuministica, ha conosciuto il suo ...
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proselito
proṡèlito (non com. ed erroneo proṡèlite, pro-ṡèlita) s. m. (f. -a) [dal lat. tardo (eccles.) prosely̆tus, e questo dal gr. προσήλυτος, propr. «sopravvenuto»]. – Nell’antica religione ebraica, [...] chi si convertiva dal paganesimo al giudaismo (il termine indicava, in origine, lo straniero dimorante nel territorio d’Israele). In seguito, per estens., il nuovo seguace di una religione, di un’idea, ...
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shoah
〈šoà〉 s. ebr. (propr. «catastrofe, calamità»), usato in ital. al femm. – Termine col quale si fa riferimento allo sterminio del popolo ebraico durante il secondo conflitto mondiale; è vocabolo [...] a olocausto in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile, ma non è accolto unanimemente dalla comunità ebraica, poiché alcuni settori tradizionalisti gli preferiscono la parola h̯urban (propr. «distruzione»). ...
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sceva
scevà s. m. [dall’ebr. shĕwā, der. di shaw «niente»]. – 1. Simbolo grafico ebraico che viene sottoscritto a un grafema consonantico e che denota assenza di vocale dopo la consonante soprascritta. [...] 2. In glottologia, termine (desunto dalla grammatica ebraica) col quale si indica una vocale di timbro indistinto (vocale neutra), di quantità ridotta, di scarsa sonorità e scarsa tensione articolatoria, graficamente rappresentata dai glottologi con ...
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lampada
làmpada (ant. làmpade) s. f. [dal lat. lampas -ădis, accus. lampăda, gr. λαμπάς -άδος, der. di λάμπω «splendere»]. – 1. Nome generico col quale si indicano varî tipi di sorgenti luminose artificiali. [...] chirurgo per illuminare le zone profonde del campo operatorio. 3. Festa delle l. o dei lumi: altro nome della festa ebraica della dedicazione del tempio (v. dedicazione), per la grande luminaria che si faceva durante gli otto giorni della festa. 4 ...
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razziale
(non com. raziale) agg. [dall’ingl. racial e fr. racial, der. di race «razza»; la grafia con -zz- si rifà a razza]. – 1. Che concerne la razza umana: classificazione r., tipi r.; più spesso, [...] r., in partic., le leggi emanate nella Germania nazista, e successivamente nell’Italia fascista, contro la popolazione di origine ebraica, e, in epoca più recente, quelle intese a discriminare la gente di colore rispetto alla popolazione bianca nella ...
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lògos s. m. [traslitt. del gr. λόγος, che è dal tema di λέγω «dire», con vocalismo o]. – Nel pensiero greco, il termine indica la «parola» come si articola nel discorso, quindi anche il «pensiero» che [...] della retorica); in fisica, il lògos è il principio razionale e fisico («fuoco») che governa la realtà. Nella letteratura sapienziale greco-ebraica la sapienza divina è il lògos, che nel filosofo Filone (c. 30 a. C
c. 45 d. C.) assume una precisa ...
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anarcosocialista
(anarco-socialista), s. m. e agg. Fautore di un socialismo anarcoide e integralista; a esso relativo. ◆ Jacques Salavise è un uomo che ha compiuto un percorso interiore insolito ma non [...] così raro in certa intellighenzia ebraica. Psicosociologo di formazione, era funzionario presso la Compagnia generale per l’elettricità di Francia ma anche membro della Cgv, il sindacato operaio anarcosocialista. (Moni Ovadia, Corriere della sera, 1° ...
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cazaro
cażaro (o każaro, khażaro ‹ka-›) agg. e s. m. (f. -a). – Relativo o appartenente all’antica popolazione seminomade dei Cazari (russo Chazary ‹kħa∫ä′ri›; ebraico kazārīm, kūzārīm, e anche qāzār; [...] arabo khazar), prob. di origini turche, che nel sec. 6° d. C. fondò un grande stato, il Khanato di Khazaria, nelle steppe dell’odierna Russia merid., tra il basso Volga e il medio Dnepr, abbracciando nel contempo la religione ebraica. ...
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golem
gòlem (o Gòlem) s. m. [dall’ebr. gōlem, propr. «embrione»]. – Figura mitica con sembianze umane, tipica della tradizione cabalistica ebraica, che si vuole creata da un ammasso d’argilla per opera [...] del rabbino praghese Löw sul finire del sec. 16°, ritenuta capace di difendere il popolo ebreo dai suoi persecutori, e che può essere evocata recitando una combinazione di lettere alfabetiche; tale essere ...
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Religione ebraica, complesso delle credenze e della cultura degli Ebrei. È una delle più antiche religioni monoteistiche, dalla quale è derivato anche il cristianesimo e il cui nucleo originario risale alla credenza in un Dio nazionale, Yahweh,...
(v. ebrei: Lingua, XIII, p. 356)
L'ebraico non è mai stato una lingua totalmente morta. Dopo la catastrofe degli anni 132-34 d. C. restò come lingua della teologia e della cultura in generale, raramente parlata. In ebraico venne scritta parte...