v, V
(vu, meno com. vi, ant. o region. ve 〈vé〉) s. f. o m. – Ventunesima lettera dell’alfabeto latino. Fino almeno al sec. 16° ha avuto una storia comune con la lettera U, di cui costituiva una variante [...] che nell’uso antico o poetico s’estende a tutti gli imperfetti in -e(v)a, -e(v)ano, -i(v)a, -i(v)ano (es. dicea per diceva, diceano per dicevano), e nel moderno vernacolo fiorentino si estende praticamente a tutti i casi di v tra vocali, o tra vocale ...
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b, B
(bi, ant. o region. be ‹bé›) s. f. o m. – Seconda lettera dell’alfabeto latino, derivata dal beta greco, che ha lo stesso valore fonetico della bēt fenicia. In italiano rappresenta la consonante [...] sua articolazione tipica, pure ammettendo, come la maggior parte delle altre consonanti, i tre gradi: tenue (es. in tuba), medio (es. in turba) e rafforzato (es. in giubba, labbro). La distinzione tra il grado tenue e il rafforzato, che in Toscana è ...
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sill
〈sil〉 s. ingl. (propr. «davanzale»; pl. sills 〈sil∫〉), usato in ital. al masch. – In geologia, filone di roccia eruttiva, di forma tabulare, che si è intruso parallelamente alla stratificazione [...] nes-sun -a-mi-co); 3) non si divide mai una parola in modo che la sillaba a inizio di riga cominci per vocale (per es., buo-no, chie-sa, trau-ma, non bu-ono, chi-esa, tra-uma). Nessuna delle tre norme è assoluta, nemmeno nell’applicazione che se ne ...
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sillaba
sìllaba s. f. [dal lat. syllăba, gr. συλλαβή, der. del tema di συλλαμβάνω «prendere insieme, riunire»]. – La minima unità fonica (autonoma e distinta sotto l’aspetto dell’articolazione) in cui [...] nes-sun -a-mi-co); 3) non si divide mai una parola in modo che la sillaba a inizio di riga cominci per vocale (per es., buo-no, chie-sa, trau-ma, non bu-ono, chi-esa, tra-uma). Nessuna delle tre norme è assoluta, nemmeno nell’applicazione che se ne ...
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t, T
(ti, ant. o region. te 〈té〉) s. f. o m. – Diciannovesima lettera dell’alfabeto latino, la cui forma deriva da quella del tau greco, identico nella maiuscola (che a sua volta è una modificazione [...] (più o meno analoga a quella del c duro e del p), cioè una pronuncia del t senza contatto tra la lingua e i denti (es. la trota 〈la tħròtħa〉); pure a Firenze e nella sua provincia, ma solo in vernacolo, il t tra vocali dopo l’accento, in alcuni casi ...
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m, M
(èmme) s. f. o m. – Dodicesima lettera dell’alfabeto latino, che rappresenta, in italiano come in altre lingue, un unico fonema, la nasale bilabiale sonora: una consonante cioè che si pronuncia [...] indicare la posizione reciproca di due atomi o aggruppamenti atomici uguali o diversi, quando essi occupano posizioni atomiche separate da un vertice, quali per es. le posizioni 1,3 o 2,4 o 4,6. In fisica, M è il simbolo del numero di Mach, o mach (v ...
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accento
accènto s. m. [dal lat. accentus -us, comp. di ad- e cantus «canto1», per calco del gr. προσῳδία]. – 1. a. Rafforzamento o elevazione del tono di voce (a. tonico in senso largo) con cui si dà [...] il russo, ecc., non ne hanno alcuno), non sempre hanno la funzione d’indicare la sede dell’accento tonico (in francese, per es., non l’hanno in nessun caso). 3. a. Modo di pronunciare le parole, particolare intonazione o cadenza di voce: parlare con ...
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articolo
artìcolo s. m. [dal lat. articŭlus, dim. di artus -us «articolazione, arto, membro»]. – 1. Parte variabile del discorso che si premette al sostantivo o a parti del discorso sostantivate, precisando [...] un arto, articolazione, giuntura. b. In zoologia, porzione di un organo, che è separata dalle altre per mezzo di un’articolazione (per es., le falangi delle dita, o i pezzi di cui sono composte le antenne e gli arti dei crostacei e degli insetti). c ...
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u, U
s. f. o m. (radd. sint.). – Ventesima lettera dell’alfabeto latino, che ha con la lettera V la stessa origine dall’alfabeto fenicio, e anche una storia comune fino a tempi molto vicini ai nostri. [...] fu applicata dalla maggioranza dei tipografi nei primi due secoli della stampa, e spec. dal principio del 16° alla metà del 17°: per es., in ital., Vno, vno, cura, Vedo, vedo, diua (altri però, spec. nel ’400 e fino a dopo la metà del ’500, usarono ...
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troncamento
troncaménto s. m. [der. di troncare]. – 1. L’azione del troncare, il fatto di venire troncato: t. di un ramo; il t. di una relazione. 2. a. In linguistica, lo stesso che apocope, ossia caduta [...] ’, va’ per dai, fai, stai, vai); 2) quando un bisillabo proclitico perde la seconda sillaba e rimane con la prima terminante in vocale (es. gua’, po’, to’, vo’ per guata, poco, togli, voglio; diè, fè, piè per diede, fede, piede; fe’ o fé o fe, fra’ o ...
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Pronome neutro tedesco adoperato in psicanalisi, prima da G. Groddeck poi da S. Freud, per designare la fonte impersonale, inconscia, delle manifestazioni della vita istintiva, per cui non tanto ‘io ho sognato’, quanto ‘es träumte mir’ (‘qualcosa’...
Es
Una delle tre istanze dell’apparato psichico (insieme all’Io e al Super-io) secondo Freud, che mutò il termine dallo psicoanalista tedesco Georg Goddeck (1866-1934). Costituisce il polo pulsionale della personalità, dai contenuti innati...