grado1
grado1 s. m. [lat. gradus -us «passo, scalino», dallo stesso tema di gradi «camminare, avanzare»]. – 1. a. ant. Gradino, scalino: Scala drizzò di cento gradi e cento (T. Tasso). Più raram., passo: [...] , salendo da uno dei parenti fino allo stipite comune e da questo discendendo all’altro parente, sempre escludendo il comune capostipite (per es., i cugini sono parenti in 4° g., zio e nipote in 3° grado). d. Grado di nobiltà, il titolo di nobiltà di ...
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variante1
variante1 s. f. [part. pres. di variare, sostantivato al femm.]. – 1. Modificazione rispetto a un esemplare o tipo che si considera fondamentale; ciascuna delle diverse forme, dei diversi aspetti [...] velare in non chiedo); v. grafemiche (o allografi), costituite dai diversi modi con cui uno stesso fonema è rappresentato nella scrittura (per es., il fonema k viene indicato con c in cane, con ch in chiodo, con q in quadro; in greco, il sigma viene ...
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settima
sèttima s. f. [femm. sostantivato dell’agg. settimo]. – 1. Con il valore di numerale ordinale dell’agg. settimo, ricorre in alcune denominazioni nelle quali è facilmente sottinteso il sost. femm.: [...] . minore (do-si bemolle), formato da quattro toni e due semitoni; se l’ampiezza della settima maggiore cresce di un semitono (es. do-si diesis) si parla di s. aumentata, se l’ampiezza della settima minore descresce di un semitono è detta s. diminuita ...
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j, J
(i lungo, raro iòd, ant. iòta) s. f. o m. – Segno alfabetico, che non costituisce una lettera a sé dell’alfabeto latino o italiano, ma è una variante grafica della i, introdotta nella scrittura [...] varij), non per indicare un suono diverso dalla comune i vocale, ma solo per evitare ipotetiche confusioni con altre parole (per es. beccai pass. rem. di beccare, vari plur. di varo). Tanto nella prima quanto nella seconda funzione, l’uso dello j in ...
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participio
particìpio s. m. [dal lat. participium, traduz. del gr. μετοχικόν «partecipante»]. – Modo nominale del verbo, così chiamato dai grammatici greci perché partecipe, da un lato, della categoria [...] completamente perduto, mentre prevale il valore nominale con l’uso in funzione di aggettivo e, spesso, di sostantivo (per es., un edificio pericolante, un amico fidato; il negoziante, gli sfrattati). In italiano, e in generale nelle lingue neolatine ...
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albèdo (o albèdine) s. f. [dal lat. albedo -dĭnis: v. la voce prec.]. – 1. La parte più interna, bianca e spugnosa, della buccia del frutto degli agrumi, ricca di sostanze pectiche. 2. a. In ottica, rapporto [...] globalmente diffuso in tutte le direzioni da una superficie (per es., dalla Luna e dai pianeti) e quello ricevuto da essa di una superficie nei riguardi di radiazioni ondulatorie o corpuscolari: per es., a. (di una superficie) per i raggi infrarossi, ...
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punto2
punto2 s. m. [lat. pŭnctum, lat. tardo pŭnctus, der. di pŭngĕre «pungere»: propr. «puntura, forellino»]. – 1. a. Nel cucito e nel ricamo, l’atto del passare il filo attraverso la stoffa e ripassarlo [...] tre, e in tali casi il secondo e il terzo aggiungono ulteriormente alla nota la metà del valore del punto precedente (per es., una minima con un punto semplice acquista il valore di tre quarti, ossia di una minima più una semiminima; il secondo punto ...
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muto
agg. [lat. mūtus, voce derivata da una radice onomatopeica mu che, come il gr. μῦ-, riproduceva la formazione di suoni inarticolati prodotti a bocca chiusa]. – 1. a. Di persona che non può fare [...] . Vocale m., consonante m., fonema rappresentato nella scrittura (di regola, come residuo di una pronuncia antica), ma non pronunciato. Per es., è muta nella pronuncia italiana l’iniziale di ho, hai, ha, hanno, che non ha avuto mai suono proprio ed è ...
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formula
fòrmula (o fòrmola) s. f. [dal lat. formula, propr. dim. di forma «forma»]. – 1. a. Frase o insieme di frasi imposte da una norma consuetudinaria (rituale o legale) come espressione costante [...] sono i più piccoli numeri interi che individuano il rapporto numerico tra gli atomi dei diversi elementi presenti nel composto (per es., CH2O per l’acido acetico, NaCl per il cloruro di sodio, CH2 per il ciclobutano, ecc.), e una f. molecolare, nella ...
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sofisticazione
sofisticazióne s. f. [der. di sofisticare; cfr. lat. mediev. sophisticatio -onis]. – 1. Modificazione o alterazione intenzionale delle caratteristiche chimiche o fisiche di un prodotto [...] (soprattutto alimenti, farmaci, generi voluttuarî), realizzate mediante sottrazione, per lo più parziale, di un componente pregiato (per es., il grasso del latte), o mediante aggiunta di una sostanza poco pregiata, sia essa un componente naturale del ...
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Pronome neutro tedesco adoperato in psicanalisi, prima da G. Groddeck poi da S. Freud, per designare la fonte impersonale, inconscia, delle manifestazioni della vita istintiva, per cui non tanto ‘io ho sognato’, quanto ‘es träumte mir’ (‘qualcosa’...
Es
Una delle tre istanze dell’apparato psichico (insieme all’Io e al Super-io) secondo Freud, che mutò il termine dallo psicoanalista tedesco Georg Goddeck (1866-1934). Costituisce il polo pulsionale della personalità, dai contenuti innati...