vero
véro agg. e s. m. [lat. vērus, e sostantivato vērum, neutro]. – 1. agg. a. Che è realmente ciò che dice il suo nome (contrapp. ora a falso, ora a presunto o immaginario): Cristo, v. Dio e v. uomo; [...] falso; spec. con riguardo a ciò che si afferma: dire, dichiarare, testimoniare il v.; come compl. partitivo: se lo dice lui, qualcosa di vero ci dev’essere; non c’ènulla di vero, non c’è neanche una parola di vero in ciò che dice. L’espressione dire ...
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male2
male2 s. m. [lat. malum «male fisico o morale», rifatto secondo male avv.]. – In senso ampio, il contrario del bene, tutto ciò che arreca danno turbando comunque la moralità o il benessere fisico [...] disonesta. In quanto può essere oggetto di biasimo da parte di altri: nei tuoi amici tu vedi solo il m.; tacere il m. e dire il bene di ciascuno; pensar sempre il m., vedere il male anche in azioni oneste e innocenti; non c’ènulla di m.; che m ...
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contento1
contènto1 agg. [lat. contĕntus, part. pass. di continere «contenere», quindi propr. «contenuto; pago di qualche cosa»]. – 1. Appagato, soddisfatto di quanto si fa o si riceve; si costruisce [...] di aver fatto il mio dovere; sono c. di te; sei c. di come è riuscita la festa?; non è mai c. di nulla; nell’uso ant. e letter. si costruisce detto che ha ragione lei, tanto per farla contenta; esser c., anche permettere, acconsentire: sei c. che ...
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molto
mólto agg., pron. e avv. [lat. mŭltus agg., mŭltum avv.]. – 1. agg. Indica in genere quantità o numero notevole, e si contrappone direttamente a poco. Quindi, unito a un sost. sing., che è in grande [...] in gran considerazione; credersi da m., avere alta stima di sé; essere da m., avere un alto grado, essere persona di valore, di prestigio: il vescovo, come uomo che era da m., si levò, e andò verso costoro (Sacchetti). 3. avv. Grandemente, in grande ...
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momento
moménto s. m. [dal lat. momentum, der. della radice di movere «muovere»; propr. «movimento, impulso; piccolo peso che determina il movimento e l’inclinazione della bilancia», da cui i sign. estens. [...] è partito da un m. all’altro, senza dir nulla a nessuno. e. A momenti, con varî sign.: tra pochissimo tempo, tra breve (dovrebbe essere in moto relativo in una corrente fluida (prende per lo più il nome dall’asse cui si riferisce: m. di imbardata, di ...
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contrastare
(ant. contastare) v. intr. e tr. [dal lat. tardo contrastare, comp. di contra «contro» e stare «stare»; propr. «stare contro, opporsi»]. – 1. intr. (aus. avere) a. ant. Con la prep. a, opporsi, [...] è inutile c. con chi vuole sempre aver ragione; stanno contrastando per cose da nulla ; smettete di c.; sarà come tu dici, non contrasto; in senso fig., discordare, essere o di impedire che l’ottenga: c. il premio, una gioia, la riuscita di un’ ...
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pregare
v. tr. [lat. prĕcari, der. di prex precis «preghiera»] (io prègo, tu prèghi, ecc.; ant. anche priègo, prièghi, e così nelle altre forme con accento sul tema). – 1. Rivolgersi a qualcuno chiedendo [...] può essere espressa da una proposizione di valore finale introdotta dalla cong. che (meno com. perché) eil cong.: e sim. Spesso assol.: è inutile che preghi, non otterrai nulla; sono stanco di pregare! Frequente la locuz. farsi pregare, di chi è ...
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mestiere
mestière (ant. o pop. tosc. mestièro; ant. mestièri, soprattutto nel sign. 5, e anche mistière, mistièro, mistièri) s. m. [lat. mĭnĭstĕrium «funzione di minister (v. ministro), aiuto; servizio», [...] ; fa il violinista per diletto, non per m.; anche in senso fig.: lo fai per m., di parlar male degli altri?; è un attaccabrighe, un seccatore di m.; Un grullo finto, un sordo di m. (Giusti), cioè che finge di esser sordo; essere del m., esercitare ...
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cieco
cièco agg. e s. m. (f. -a) [lat. caecus] (pl. m. -chi). – 1. a. Privo della vista, dell’uso degli occhi: diventare c.; essere c. dalla nascita; c. da un occhio; non sono mica c., per affermare [...] il c. caso. b. s. m. Chi è privo della vista: rendere la vista ai c.; istituto per i c.; modo prov., non avere da far cantare un c., essere (meno com. cecaménte), alla cieca, senza veder nulla: nel buio della stanza urtava ciecamente contro i mobili ...
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finire
v. tr. e intr. [lat. fīnīre, der. di finis «limite; cessazione»] (io finisco, tu finisci, ecc.). – 1. tr. a. Condurre a fine, a termine, a compimento: f. un lavoro, un articolo, un disegno; f. [...] era sul finire. b. Di cose materiali, essere consumato interamente: il pane è finito, non ce n’è più; sono finiti i quattrini. c. Concludersi, avere un determinato esito: tutto è bene ciò che finisce bene; com’è finita quella faccenda?; con soggetto ...
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Essere e il nulla, L' (L'etre et le neant)
Essere e il nulla, L’
(L’être et le néant) Opera di J.-P. Sartre, pubblicata nel 1943, in cui è esposta un’«ontologia fenomenologica» sviluppata come superamento della fenomenologia di Husserl,...
Per il pensiero greco antichissimo "essere" era la stessa realtà sensibile, il mondo. Ma il cangiamento della realtà sensibile è essenziale all'essere, o questo è sempre identico a sé stesso? Eraclito, che considera l'essere perennemente fluente,...