lemonidi
lemònidi s. m. pl. [lat. scient. Lemoniidae, dal nome del genere Lemonia, che è dal gr. λειμωνιάς «ninfa del prato», der. di λειμών «prato»]. – Famiglia di farfalle rappresentata da un unico [...] genere (Lemonia), diffuso nell’Europa centr. e settentr.; comprende due specie italiane (Lemonia dumi e Lemonia taraxaci), le cui larve si nutrono, danneggiandole, di composite e papiglionacee. ...
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lemure1
lèmure1 s. m. (di solito al plur., lèmuri, lat. Lemŭres). – Nelle credenze degli antichi Romani, erano così chiamati gli spiriti dei morti (talora identificati con le larve), ombre notturne vaganti [...] che ritornavano nel mondo e nelle case a tormentare i viventi o a richiedere riti funebri; al loro nome si intitolava la festa delle lemurie ...
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sittidi
sìttidi s. m. pl. [lat. scient. Sittidae, dal nome del genere Sitta, e questo dal gr. σίττη «picchio»]. – Famiglia di uccelli passeriformi che comprende i picchi muratori (Sitta europaea), con [...] , vivono sugli alberi e sulle pareti rocciose, nidificando nei buchi e nelle fessure, le cui aperture vengono chiuse quasi completamente con un impasto di terriccio umido (da cui il nome comune di picchi muratori); si nutrono di insetti e di larve. ...
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aye-aye
‹àie àie› s. m. [dal malgascio aiay]. – Piccola proscimmia dell’isola di Madagascar (Daubentonia madagascariensis), delle dimensioni di un gatto, con coda terminante a pennacchio e molto lunga; [...] ha abitudini notturne, e vive nei boschi cibandosi di frutta e di larve d’insetti. ...
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dermatobia
dermatòbia s. f. [lat. scient. Dermatobia, comp. di dermato- e del gr. -βιος «-bio»]. – Genere di insetti ditteri brachiceri, la cui larva vive entro la pelle dell’uomo e di altri mammiferi: [...] la femmina attacca le uova alle zampe di altri insetti succhiatori di sangue, perché quando questi si posano sugli ospiti, le larve possano sgusciare e posarsi sulla pelle. ...
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foridi
fòridi s. m. pl. [lat. scient. Phoridae, dal nome del genere Phora, che è dal gr. ϕώρ «ladro»]. – Famiglia di insetti ditteri con oltre 1500 specie, lunghe da mezzo millimetro a poco più di mezzo [...] centimetro, i cui adulti si trovano sopra materie putrefatte, o in formicai e termitai; delle larve, alcune vivono nelle materie in decomposizione, altre si nutrono di funghi, altre sono mirmecofile o termitofile. ...
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tarma
s. f. [lat. tarmes (-mĭtis)]. – 1. Nome comune degli insetti lepidotteri della famiglia tineidi, noti anche come tignole, originarî dell’Europa, ma oggi diffusi in tutto il mondo, che si nutrono [...] di materiale organico disseccato (in partic. varî tipi di tessuti: lana, piume, pellicce). 2. Tarme della cera, larve di lepidotteri della famiglia piralidi (Galleria mellonella e Achroia grisella), che divorano la cera dei favi sia nell’alveare ( ...
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tarmicida
agg. e s. m. [comp. di tarma e -cida] (pl. m. -i). – Sostanza t., prodotto t., e come s. m. un tarmicida, sostanza usata per uccidere le tarme e le loro larve: può essere una sostanza i cui [...] vapori sono tossici, per es. l’acido cianidrico e l’anidride solforosa (adoperati per trattamenti in impianti appositamente attrezzati) e il para-diclorobenzene (adatto anche per l’uso domestico); altri ...
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plutellidi
plutèllidi s. m. pl. [lat. scient. Plutellidae, dal nome del genere Plutella «plutella»]. – Famiglia di insetti lepidotteri, che comprende poche specie di piccole dimensioni (microlepidotteri), [...] con capo rivestito di lunghe scaglie, proboscide nuda e ocelli assenti, le cui larve si nutrono di varie piante coltivate; vi appartengono i generi Acrolepia e Plutella. ...
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rodilegno
rodilégno s. m. [comp. di rodere e legno], invar. – Insetto lepidottero (lat. scient. Cossus cossus), detto anche perdilegno, appartenente alla famiglia cossidi, diffusa nella regione paleartica: [...] , delicatamente variegate; le femmine depongono le uova nella corteccia dei tronchi o nel colletto di parecchie piante arboree, in partic. latifoglie (olmi, frassini, salici, ecc.), entro cui le larve scavano lunghe gallerie cibandosi del legno. ...
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Mitologia
Nome che gli antichi Romani davano agli spiriti errabondi dei morti che in vita erano stati malvagi; Apuleio la considera una categoria particolare di Lemuri, dai quali, però, le l. si distinguono perché emergono improvvisamente a...