luogo
luògo (pop. lògo) s. m. [lat. lŏcus] (pl. -ghi; ant. anche le luògora). – 1. a. In senso ampio, una parte dello spazio, idealmente o materialmente circoscritta: Dio è in ogni l.; con limitazione [...] in testi di studio si fa riferimento a passi di un’opera già citati precedentemente. b. Nella retorica e nella logica, termine con cui già Aristotele (gr. τόπος) indica gli argomenti o temi generali applicabili a casi particolari di argomentazione: l ...
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mathesis
‹màteṡis› s. f. [traslitt. del gr. μάϑησις, dal tema μαϑ- di μανϑάνω «imparare»]. – Termine che significa propriam. «apprendimento, conoscenza», adottato nel linguaggio filosofico e matematico [...] materia speciale». In Leibniz è così chiamata l’arte combinatoria (v. combinatorio), cioè il metodo di un calcolo logico che, partendo da poche nozioni primitive e utilizzando un linguaggio simbolico, possa servire a costruire un sistema di concetti ...
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equipollente
equipollènte agg. [dal lat. tardo aequipollens -entis, comp. di aequus «uguale» e pollere «potere, aver forza»]. – 1. Che, sotto un certo riguardo, ha uguale valore ed efficacia: i due titoli [...] di studio sono e. ai fini del concorso; segmenti e. (v. equipollenza). 2. Nella logica, proposizioni e., quelle che, pur variando nella qualità o quantità, esprimono la medesima sentenza; per es.: «Tutti gli uomini sono ragionevoli» e «Nessun uomo ...
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matrice
s. f. [dal lat. matrix -icis «madre; utero»]. – 1. a. Sinon. non com. di madre, soltanto nell’espressione merid. chiesa m., o assol. matrice, lo stesso che chiesa madre (v. madre). b. Sinon. [...] predisposta nella memoria della stampante o definita direttamente dal calcolatore cui questa è collegata. 8. In logica matematica: a. Espressione priva di quantificatori contraddistinta da un punto esclamativo collocato subito dopo di essa ...
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risolubile
risolùbile (ant. resolùbile) agg. [der. di risolvere; cfr. lat. tardo resolubĭlis «che si può nuovamente sciogliere»]. – Che si può risolvere: dubbio, problema r.; sciarada facilmente risolubile. [...] radice a partire da coefficienti dell’equazione; problemi non r. (o indecidibili), problemi posti in evidenza dallo studio della logica matematica e che in linea di principio non ammettono soluzioni generali (è tale, per es., il problema di trovare ...
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risolubilita
risolubilità s. f. [der. di risolubile]. – Il fatto di essere risolubile, la condizione di ciò che può essere risolto: r. di un dubbio, di un problema, di un enigma; r. di un contratto, [...] ; r. di un problema geometrico con la riga e il compasso, r. di un’equazione algebrica per radicali, in matematica. In logica matematica (e in partic. nello studio dei fondamenti della matematica), il principio di r., enunciato da D. Hilbert nel 1900 ...
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sciogliere
sciògliere (pop. o letter. sciòrre) v. tr. [lat. exsolvĕre, comp di ex- e solvĕre «slegare, sciogliere»] (io sciòlgo, tu sciògli, ecc.; pass. rem. sciòlsi, sciogliésti, ecc.; fut. scioglierò, [...] riferimento all’intreccio di un’opera narrativa o drammatica o di un film, risolversi, avviarsi a una conclusione logica e naturale oppure imprevista: il dramma si scioglie felicemente; la commedia classica si scioglieva spesso con un riconoscimento ...
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equivocazione
equivocazióne s. f. [dal lat. tardo aequivocatio -onis]. – 1. ant. L’equivocare, equivoco; presenza o possibilità di più significati, e quindi di più interpretazioni, in una parola o frase: [...] e le significazioni sono varie, allora è e. (Buti); occasione a molte fallacie e equivocazioni (Galilei). 2. Nella logica formale, tipo di sofisma che consiste nell’adoperare uno qualunque dei tre termini del sillogismo in due significati differenti. ...
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sincategorema
sincategorèma s. m. [comp. di sin- e categorema] (pl. -i). – Nella logica formale (in contrapp. a categorema), termine di un enunciato che di per sé non ha un significato compiuto, come, [...] per es., la copula, i connettivi logici, i quantificatori (v. sincategorematico). ...
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equivoco
equìvoco agg. e s. m. [dal lat. aequivŏcus, agg., comp. di aequus «uguale» e tema di vocare «chiamare»] (pl. m. -ci). – 1. agg. a. Di voce, locuzione, discorso, ecc., che si prestano a essere [...] chiari, che non ammettono dubbî; anche di parole volutamente ambigue: parlare in modo e., dare una risposta equivoca. b. Nella logica formale, in contrapposizione a «univoco», si dice equivoco il termine che viene usato in riferimento a più cose, con ...
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Filosofia
Disciplina che studia le condizioni di validità delle argomentazioni deduttive.
La l. antica
I vocaboli ἡ λογική (τέχνη), τὰ λογικά si stabilizzarono nel significato di «teoria del giudizio e della conoscenza» nell’ambiente protostoico,...
logica
Il termine designa l'insieme delle dottrine che presiedono al corretto uso dell'argomentazione e del linguaggio al fine di stabilire la verità o la falsità di un enunciato. Il termine l. non occorre nelle opere dantesche, ma occorre...