ne
né cong. [lat. nĕc]. – Congiunzione negativa corrispondente a e non. Può essere usata per la coordinazione di due o più proposizioni negative: non me l’ha mai detto né scritto; ha raccomandato di [...] ◆ Seguita da parola con consonante scempia iniziale, ne produce, conforme all’etimologia, il rafforzamento fonetico, espresso dall’ortografia nelle parole composte (per es., nemmanco, nemmeno, neppure), altrimenti sottinteso (per es. né io né tu ‹né ...
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lessigrafia
lessigrafìa s. f. [comp. del gr. λέξις «parola» e -grafia]. – Termine adoperato da taluni autori del sec. 19° come sinon. di ortografia, in senso ampio: Lessigrafia italiana, o sia maniera [...] di scrivere le parole italiane ... (titolo di un’opera di G. Gherardini, 1843); mi convenne restituire a moltissimi esempj la lezion genuina, e agli autori la propria lessigrafia (Cerquetti) ...
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maiuscolo
maiùscolo agg. [dal lat. maiuscŭlus «alquanto più grande», dim. di maior «maggiore»]. – 1. a. In paleografia, detto di scrittura caratterizzata dall’altezza uniforme delle singole lettere, [...] chi s’invecchia e langue Prepariam vetri [= bicchieri] maiuscoli (Redi). ◆ Dim. maiuscolétto (v.), maiuscolino; accr. maiuscolóne.
Ortografia. – Nell’uso moderno italiano la lettera maiuscola è adoperata di regola nei seguenti casi: 1) al principio ...
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codetta
codétta s. f. [dim. di coda]. – 1. Piccolo segno in forma di virgola rovesciata verso destra, usato: a) nei manoscritti e nelle vecchie edizioni, sotto la e, per indicare il dittongo latino ae; [...] b) nell’ortografia polacca e nella traslitterazione dell’alfabeto cirillico antico, sotto alcune vocali, per indicarne il suono nasale; c) in alcuni sistemi di trascrizione fonetica, sotto le vocali, per indicarne la pronuncia aperta (si usa la ...
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elisione
eliṡióne s. f. [dal lat. elisio -onis (der. di elidĕre), che nei grammatici tardi traduce il gr. ἔκϑλιψις]. – L’atto, il fatto di elidere, di essere eliso. In partic., fenomeno linguistico consistente [...] ant. e poet. ammette più larghe applicazioni dell’elisione: E che gent’è che par nel duol sì vinta? (Dante). Riguardo all’ortografia, si noti che nella particella ci, pron. o avv., l’elisione si può avere solo davanti a vocale palatale: c’indovina, c ...
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sbagliare
v. intr. e tr. [lo stesso etimo di abbagliare, con altro prefisso] (io sbàglio, ecc.). – 1. intr. (aus. avere) a. Incorrere in un errore, in un’inesattezza di valutazione o di giudizio: credo [...] nel fare un calcolo: s. a prendere le misure; s. nell’applicazione di una formula; commettere un errore di grammatica o di ortografia nel parlare o nello scrivere, esprimersi o tradurre in modo errato: s. a leggere; s. nel copiare. Anche con queste ...
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sbaglio
sbàglio s. m. [der. di sbagliare]. – 1. a. Errore di valutazione o di giudizio: uno s. di prospettive; ha commesso il grave s. di sottovalutare gli avversarî; affermazione inesatta: uno s. di [...] ; in partic., nel fare calcoli, nel parlare e nello scrivere, nel giocare: in questa moltiplicazione c’è uno s.; fare sbagli di ortografia; nella versione dal latino non ho fatto neppure uno s.; si vanta d’essere un gran giocatore, ma fa sbagli da ...
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diacritico
diacrìtico agg. [dal gr. διακριτικός «atto a distinguere», der. di διακρίνω «distinguere»] (pl. m. -ci). – Propr., che ha valore distintivo. Si usa soltanto nella locuz. segni d., segni grafici [...] abituali, quali sono per es. le lettere dell’alfabeto, conferiscono loro un significato speciale; tali segni possono appartenere all’ortografia ordinaria di una lingua (come per es. la cediglia in francese, sottoposta alla lettera c [ç], il tilde ...
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vizioso
vizióso agg. [dal lat. vitiosus]. – 1. Pieno di vizî, dominato dal vizio: giovani v.; un vecchio v.; spesso come sost.: sta’ lontano da quell’uomo, è un v.; da persona viziosa: una vita v.; prov., [...] o difetti che si contraggono e tendono a permanere: posizione v. del corpo, del piede nella deambulazione; inesatto: pronuncia v.; ortografia v.; circolo v., difetto di ragionamento consistente nel dare come prova ciò che è da provare (v. circolo, n ...
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scappare
v. intr. [der. di cappa1, col pref. s- (nel sign. 4); cfr. incappare2] (aus. essere). – 1. a. Darsi alla fuga per paura o per viltà, per evitare un pericolo, una punizione, un danno (è più fam. [...] cercava se ci fosse maniera di riprenderlo (Manzoni); mio figlio scrive discretamente, ma ogni tanto gli scappa un errore d’ortografia; nel pulire la rivoltella gli è scappato un colpo; gli scappò una risata, uno sbadiglio; scappar detto, s. di bocca ...
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In grammatica, il modo corretto di scrivere, ossia l’impiego corretto dei segni grafici e d’interpunzione in una determinata lingua, e l’insieme delle norme che lo regolano.
Teoricamente l’o. di una lingua determinata si potrebbe dire perfetta...
Il termine ortografia (dal gr. ortographía, comp. di orthós «retto, corretto» e -graphía «scrittura») identifica l’insieme delle convenzioni normative che regolano il modo di scrivere una lingua considerato corretto in un dato momento storico...