rilevare
(ant. relevare) v. tr. [lat. relĕvare «sollevare, rialzare», comp. di re- e levare: v. levare] (io rilèvo, ecc.). – 1. a. Levare, togliere di nuovo: s’era già messo il cappello in capo, ma se [...] ; la sua figura bianca rilevava (ma più com. si rilevava) nella penombra della stanza. b. tosc. Riferito alla pasta di pane, di focacce e dolci, rigonfiarsi per effetto del lievito: questi panini non sono ben rilevati (è questo l’unico sign. degli ...
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Knodel
Knödel 〈knö′ödël〉 s. m., ted. – Gnocco; è parola molto diffusa nel Trentino e in Alto Adige, come nome di varie specie di gnocchi proprî della cucina di quella regione. In partic., indica quella [...] sorta di gnocchi fatti con pane raffermo intriso nel latte, lardo affumicato, salame tritato e altri ingredienti, in forma di pallottole piuttosto grosse, che, cotti nell’acqua o nel brodo, si consumano come minestra, oppure asciutti, conditi con ...
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zozza
żòżża s. f. [alteraz. pop. di suzzacchera], tosc. – 1. Bevanda composta da una mescolanza di liquori di qualità scadente: E z. ancora! e z. ancora! un gocciolo Ancor di questa manna (Carducci); [...] un bicchierino di zozza, con cui annaffia il primo boccon di pane della giornata (Bacchelli); anche, minestra acquosa e cattiva, brodaglia: una z. disgustosa. 2. fig., non com. a. Robaccia, porcheria. b. Gentaglia. c. Rabbuffo duro e violento. ...
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copulativo
agg. [dal lat. tardo copulativus, der. di copulare «unire, accoppiare»]. – 1. Che congiunge o serve a congiungere, spec. come termine grammaticale: congiunzioni c., le cong. e, né, in quanto [...] uniscono semplicemente due termini o due proposizioni (per es.: «pane e formaggio»; «non sa leggere né scrivere»; «esco un momento e torno subito»); verbi c., il verbo essere e anche i verbi parere, sembrare, stare, rimanere, diventare, riuscire, ...
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monteverdino
s. m. e agg. Chi o che è nato o abita nel quartiere romano di Monteverde. ◆ Monteverdino di nascita, cresciuto a pane e Roma il presidente del Consiglio Massimo D’Alema. (Antonella Piperno, [...] Repubblica, 15 novembre 1998, Roma, p. III) • È molto più facile convincere un americano a trasferirsi a Roma che un romano di Monteverde a traslocare in Prati: e se proprio lo deve fare, per tutta la ...
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rimare
v. tr. e intr. [der. di rima1]. – 1. tr. a. Trovare, usare una parola che faccia rima con un’altra: talora Dante rima una parola con una locuzione (per es., in Inf. XXX, 83-87, dove oncia e sconcia [...] sotto veste di figura (Dante). 2. intr. (aus. avere) Di parole, fare rima: nelle canzonette «amore» rima spesso con «cuore»; «pane» e «fame» non rimano, ma fanno assonanza. ◆ Part. pass. rimato, anche come agg., legato da rima: versi rimati, frottola ...
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pintadera
〈pintadħéra〉 s. f., spagn. [der. di pintado «dipinto»]. – 1. In paletnologia, nome di stampi di argilla con disegni di vario genere, che si trovano nell’ambito di culture neolitiche, spec. [...] successive (attualmente sono usati dagli Indiani dell’America del Sud per ornarsi il corpo di pitture). 2. estens. Nell’uso attuale, denominazione degli stampi con cui, presso alcune popolazioni, vengono impresse decorazioni su dolci, sul pane e sim. ...
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prosciutto
s. m. [der. di asciutto, con sostituzione di prefisso]. – 1. Coscia di maiale salata e fatta prosciugare in ambienti adatti per la conservazione (il nome si usa anche per la spalla del maiale [...] altrimenti specificato, viene in genere riferito al prosciutto di maiale crudo: p. grasso, magro; l’osso, la cotenna del p.; mangiare pane e p.; antipasto di fichi e p., di p. e melone; frittata col p.; piselli col prosciutto. Fig.: avere le orecchie ...
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marengo
maréngo (o marèngo) s. m. [dal nome della località piemontese di Spinetta Marengo, in prov. di Alessandria] (pl. -ghi). – 1. a. Moneta d’oro del valore di 20 franchi, coniata a Torino dopo la [...] con polpa di pomodoro, aglio, vino bianco, funghi e qualche lamella di tartufo, che si serve accompagnato da crostini di pane dorati, gamberi d’acqua dolce bolliti e uova fritte (si dice che questo piatto sarebbe stato preparato dal suo cuoco a ...
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finire
v. tr. e intr. [lat. fīnīre, der. di finis «limite; cessazione»] (io finisco, tu finisci, ecc.). – 1. tr. a. Condurre a fine, a termine, a compimento: f. un lavoro, un articolo, un disegno; f. [...] può essere sostantivato: sul f. del giorno; la cerimonia era sul finire. b. Di cose materiali, essere consumato interamente: il pane è finito, non ce n’è più; sono finiti i quattrini. c. Concludersi, avere un determinato esito: tutto è bene ciò ...
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Alimento ottenuto dalla cottura nel forno di una pasta lievitata preparata con farina di frumento (o di altri cereali), acqua, sale e lievito (gli ultimi due ingredienti in alcuni tipi possono mancare). Con riferimento ai diversi modi di lavorazione...
pane
Antonietta Bufano
Attilio Mellone
L'uso proprio del termine è limitato a qualche esempio della Commedia e del Fiore, dove il p. è visto per lo più come il " cibo " per eccellenza, quello che prima e più di ogni altro si chiede a. soddisfare...