dono
dóno s. m. [lat. dōnum] (pl. dóni, ant. le dónora). – 1. a. L’atto del donare: fare un d.; dare una cosa in d., donarla (il contr., ricevere in dono). b. Più spesso, la cosa donata: dare, offrire [...] (avere il d. di una bella voce, di un fertile ingegno, di una buona memoria; la natura gli ha negato il d. della parola, della vista), nel senso di frutto, prodotto (i d. della terra, dell’arte, della scienza), e in genere nel linguaggio letter.: de ...
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prora
pròra s. f. [dal lat. prora, gr. πρῷρα]. – 1. Parte anteriore della nave o di un’imbarcazione in genere; è forma letter., più rara di prua nel linguaggio marin., ma in uso nella marina militare; [...] poet.), l’intera nave: Segando se ne va l’antica prora De l’acqua più che non suol con altrui (Dante, ma qui la parola può essere intesa anche in senso proprio); Degli Achivi era Crise alle veloci P. venuto a riscattar la figlia (V. Monti); Arma la p ...
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misinterpretazione
s. f. Interpretazione errata, fraintendimento. ◆ Ha ragione [Vladimir] Nabokov quando sostiene che ormai la parola «realtà» può essere impiegata solo tra virgolette. Ma le virgolette [...] poeti e più in generale scrittori che non si siano misurati prima o poi con il gioco di parole. O perfino con i giochi di parole nel senso enigmistico del termine» [Giampaolo Dossena intervistato da Paolo Mauri]. (Repubblica, 5 febbraio 1999, p. 37 ...
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liturgia
liturgìa s. f. [dal gr λειτουργία, der. di λειτουργός, comp. di λήιτον «il luogo degli affari pubblici» (der. di λαός «popolo») e ἔργον «opera»]. – 1. Nell’antica Grecia, e soprattutto in Atene, [...] della liturgia seguita al Concilio Vaticano II, sono state introdotte varie innovazioni sia della liturgia in sé sia della terminologia relativa: l. della parola, la parte della messa che segue ai riti d’introduzione, e comprende le letture della ...
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rimalmezzo
rimalmèżżo (o rima al mèżżo) locuz. usata come s. f. – La rima (detta anche rima interna) tra la parola finale di un verso e una parola posta nel mezzo di un altro verso, generalmente del [...] loro nel costume (Gozzano). La rima interna è d’obbligo nei tre versi del commiato della sestina, nel quale le sei parole con cui terminano i versi delle precedenti stanze sono ripetute tre alla fine di ciascun verso e tre nel mezzo o comunque nella ...
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fine2
fine2 s. m. e f. [lat. fīnis «limite, cessazione»; nel lat. mediev. « somma convenuta da pagare»]. – 1. s. f. (raro o ant. come s. m.) a. L’ultima parte, l’ultimo tempo di una cosa, il punto o [...] di f. d’anno; buona f. e miglior principio, augurio tradizionale della vigilia di Capodanno; la f. del libro, del verso, della parola, della sinfonia; la f. del mondo, in senso proprio e fig. (v. mondo2, n. 1 e anche finimondo); la f. delle illusioni ...
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rimare
v. tr. e intr. [der. di rima1]. – 1. tr. a. Trovare, usare una parola che faccia rima con un’altra: talora Dante rima una parola con una locuzione (per es., in Inf. XXX, 83-87, dove oncia e sconcia [...] . Talora con l’oggetto dell’argomento: colui che rimasse cose sotto veste di figura (Dante). 2. intr. (aus. avere) Di parole, fare rima: nelle canzonette «amore» rima spesso con «cuore»; «pane» e «fame» non rimano, ma fanno assonanza. ◆ Part. pass ...
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finire
v. tr. e intr. [lat. fīnīre, der. di finis «limite; cessazione»] (io finisco, tu finisci, ecc.). – 1. tr. a. Condurre a fine, a termine, a compimento: f. un lavoro, un articolo, un disegno; f. [...] . d. Terminare in un dato modo: la corda finisce con un nodo; il bastone finisce a punta, o con una punta di ferro; parola che finisce in vocale; tutti (e non tutti) i salmi finiscono in gloria, frasi prov. (v. gloria2, n. 1); spesse volte le giocate ...
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apostrofe
apòstrofe s. f. [dal lat. apostrŏpha, apostrŏphe, gr. ἀποστροϕή, der. di ἀποστρέϕω «volgere altrove»]. – 1. Figura retorica per la quale chi parla interrompe d’un tratto la forma espositiva [...] , quanto mi piacque Quando ti vidi non esser tra’ rei! Nullo bel salutar tra noi si tacque; Poi dimandò ...». 2. Parola o frase (d’invocazione, di richiamo, d’invettiva, di offesa) rivolta animatamente a qualcuno, con cui non si era precedentemente ...
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miserere
miṡerère s. m. e v. intr. [voce lat., 2a pers. sing. dell’imperat. di misereri «avere pietà»; quindi: «abbi pietà, abbi misericordia»]. – 1. s. m., invar. a. Nome di uno, il più noto, dei sette [...] sintomo era ritenuto segno certo di esito infausto. 2. Con valore verbale, e col sign. che ha in latino, la parola è usata anche in contesti italiani, per lo più come reminiscenza delle espressioni liturgiche: «Miserere di me» gridai a lui (Dante ...
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Complesso di fonemi, cioè di suoni articolati, o anche singolo fonema (e la relativa trascrizione in segni grafici) mediante i quali l’uomo esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto d’una frase.
Linguistica
Il termine...
parola
Domenico Consoli
Ciascuno degli elementi lessicali di cui è composto il discorso. Solo due volte ha valore di " vocabolo singolo ": in tale accezione è al singolare, preceduto da ‛ ultima ', e all'interno di modi idiomatici che alludono...