che2
che2 〈ké〉 pron. e agg. [lat. quid e altre forme pronominali] (radd. sint.). – È parola frequentissima, con usi varî: può essere pronome relativo, interrogativo, esclamativo, indefinito; con valore [...] unito: perloché), in luogo di la qual cosa, per la qual cosa. 2. Pronome interrogativo - esclamativo. a. In proposizioni interrogative, dirette o indirette, significa «quale cosa» e può avere funzione di oggetto, di predicato o di complemento: che ...
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protocollo
protocòllo s. m. [dal lat. mediev. protocollum, gr. πρωτόκολλον, comp. di πρῶτος «primo» e κόλλα «colla», termine col quale s’indicava il primo foglio di un rotolo di papiro costituito dalla [...] traslato derivato dal sign. etimologico, nella terminologia filosofica del positivismo logico, protocolli (o anche proposizioni protocollari), enunciazioni semplicissime, elementari, non scomponibili o riducibili, che si riferiscono alle percezioni ...
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anteriorita
anteriorità s. f. [der. di anteriore]. – L’essere anteriore, precedenza in ordine di tempo: rivendicare l’a. di una scoperta; provare l’a. di alcuni fatti; nelle proposizioni dipendenti al [...] congiuntivo, il rapporto di a. si esprime con i tempi passato e trapassato. In filosofia, a. logica, il fatto di essere il principio, la premessa o la condizione di una proposizione. ...
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necessario
necessàrio agg. e s. m. [dal lat. necessarius, der. di necesse, agg. neutro, comp. di ne e cedĕre, propr. «da cui non c’è modo di ritirarsi»]. – 1. agg. a. Che è per necessità; raro con uso [...] , anche in frasi particolari che esprimono la dipendenza logica di certe proposizioni: per es., si dice che la proposizione A rappresenta una condizione n. perché si verifichi la proposizione B, per intendere che se A non è verificata non può ...
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accusativo
accuṡativo agg. e s. m. [dal lat. accusativus (casus), malamente ricalcato sul greco αἰτιατικ ή (πτ ῶ σις) «(caso) causativo»]. – Caso a. (o semplicem. accusativo s. m.): uno dei casi della [...] oggettive) dipendenti da verbi transitivi che significano «dire», «pensare», «volere» e sim. Consiste nel porre il soggetto della proposizione nel caso accusativo e il predicato concordato con esso nel modo infinito; per es. in lat.: nuntiavit hostes ...
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tautologia
tautologìa s. f. [dal gr. ταὐτολογία, comp. di ταὐτο- «tauto-» e -λογία «-logia»]. – 1. a. Nella logica formale classica, termine usato per qualificare negativamente ogni proposizione la quale, [...] l’arabo ǧebel, che anch’esso significa «monte». b. Nella logica matematica, e più precisamente nel calcolo delle proposizioni, ogni formula che risulti sempre vera, qualunque siano i valori di verità assegnati alle lettere che compaiono nella formula ...
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scotismo
s. m. [dal nome del filosofo scozz. G. Duns Scoto (circa 1263/66 - 1308)]. – Il complesso delle dottrine filosofico-teologiche elaborate da G. Duns Scoto e dai suoi seguaci; in partic., la dottrina [...] ), la teoria del carattere eminentemente pratico della teologia, l’affermazione dell’indimostrabilità filosofica di alcune fondamentali proposizioni teologiche, la teoria del primato della volontà sull’intelletto. Alla base dello scotismo c’è il ...
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oggettivo
agg. [dal lat. mediev. obiectivus, der. di obiectum: v. oggetto]. – 1. In contrapp. a soggettivo (e in alternativa alla variante obiettivo, che ha però assunto sign. proprî particolari), che [...] quelli proprî dell’oggetto del negozio giuridico (v. oggetto, n. 2 b). 2. In grammatica: a. Proposizione o. (anche assol., una o.): proposizione subordinata che compie la funzione di compl. oggetto rispetto al verbo della prop. reggente. In italiano ...
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gerundio
gerùndio s. m. [dal lat. tardo gerundium, der., come gerundivus, di gerundus = gerendus, part. fut. passivo di gerĕre «compiere»; propr.: il modo che indica l’azione da compiere]. – Modo nominale [...] , e il passato (avendo veduto) per indicare azione anteriore, e si usa soprattutto per svolgere in proposizioni secondarie funzione temporale, causale, modale, strumentale, ipotetica, ecc.; con funzione temporale, è stato talora usato (sull ...
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qualificatore
qualificatóre s. m. [der. di qualificare]. – 1. (f. -trice) raro. Chi qualifica, chi attribuisce una qualifica o qualificazione. 2. Nel periodo delle inquisizioni, nome (lat. mediev. qualificatores) [...] con cui erano indicati i teologi incaricati di riferire agli inquisitori sulla qualità delle proposizioni (cioè delle affermazioni dottrinali) deferite al tribunale ecclesiastico e delle ragioni con cui venivano difese. ...
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PROPOSIZIONI
Una proposizione è formata da due o più parole organizzate intorno a un verbo (➔predicato verbale)
Rosa dorme
Nicola guarda la tv
Monica ama le poesie di Jacques Prévert
Dal punto di vista sintattico, le proposizioni possono essere...
In sintassi, le proposizioni subordinate che hanno il predicato di modo ‘indefinito’ (infinito, participio, gerundio), contrapposte alle proposizioni esplicite: ‘camminando di questo passo, non arriveremo mai’ (implicita); ‘se camminiamo di...