palustre
agg. [dal lat. paluster e palustris, der. di palus «palude»]. – 1. Di palude, che è proprio delle paludi, che ha i caratteri proprî della palude: luoghi p., zone p.; in valle ima e p. (Petrarca); [...] aria un battere monotono di foglie, Come nella brughiera se al vento di scirocco La folaga p. sale sulla nube (Quasimodo). In partic.: fauna p., aspetto della fauna lacustre che comprende animali in condizione di resistere al disseccamento stagionale ...
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chiuso2
chiuso2 s. m. [uso sostantivato di chiuso1.]. – 1. Luogo chiuso, tratto di terreno cinto da un muro, da una siepe, rete o sim., spec. per tenere raccolto il bestiame durante la notte: Come le [...] pecorelle escon del ch. (Dante); Negli altri paesi al vento della neve Ulula l’aria fra i ch. dei pastori (Quasimodo). 2. Ambiente rinchiuso, dove non penetrano l’aria e la luce, in frasi come odore, puzzo di chiuso, e sim. ...
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giovenca
giovènca s. f. [dal lat. iuvenca (v. giovenco)]. – 1. Vacca giovane: una grossa g.; la g. guardando il cielo aspira avida l’aria (Quasimodo). 2. fig., letter. o scherz. Giovinetta o giovane [...] donna dall’aspetto florido ...
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appendere
appèndere v. tr. [lat. appĕndĕre «pesare» poi «appendere», comp. di ad- e pendĕre «pesare, sospendere»] (pass. rem. appési, appendésti, ecc.; part. pass. appéso). – Fissare un oggetto a un [...] strettamente. ◆ Part. pass. appéso anche come agg., attaccato, sospeso: v’erano dei prosciutti appesi al soffitto; raddrizzare i quadri appesi alla parete; Alle fronde dei salici, per voto, Anche le nostre cetre erano appese (Quasimodo). ...
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nitido
nìtido agg. [dal lat. nitĭdus, der. di nitēre «splendere»; cfr. netto]. – Pulito, limpido, quasi lucente: cristallo, vetro, specchio n.; per acque nitide e tranquille (Dante); le trecce nitide [...] Per ambrosia recente (Foscolo); carraio che risale Il colle n. di luna (Quasimodo). Segnato con decisa precisione nei contorni; chiaro in ogni sua parte: segno n.; linea n.; stampa, pagina, incisione n.; in ottica e nelle sue applicazioni, di ...
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marranzano
s. m. [voce sicil.]. – Tipo di scacciapensieri, strumento musicale usato in Sicilia: Il marranzano tristemente vibra Nella gola al carraio che risale Il colle nitido di luna (Quasimodo). ...
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mostro2
móstro2 (ant. mònstro) s. m. [lat. monstrum «prodigio, portento», dal tema di monere «avvisare, ammonire»]. – 1. a. Essere che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine naturale [...] che gode nel fare del male agli altri: vi riconosco ... o mostri Della terra. Al vostro morso è caduta la pietà (Quasimodo); anche in senso attenuato: era impossibile non crederle, si sarebbe dovuto pensare a un vero mostro (Buzzati); Eichmann era un ...
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cantilena
cantilèna s. f. [dal lat. cantilena, der. di cantare «cantare2»]. – 1. Melodia vocale (per traslato, anche strumentale), per lo più svolgentesi a lungo e lentamente entro un ambito non molto [...] , anche come caratteristica di alcune parlate dialettali. c. In usi fig., riferito a cose: c. di remi e di cordami (Quasimodo). 3. ant. a. Canto religioso, salmodia: Rispuose a la divina cantilena Da tutte parti la beata corte (Dante). b. Canzone ...
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lirica
lìrica s. f. [dall’agg. lirico, sottint. poesia]. – 1. Lo stesso che poesia lirica, nei due distinti sign.: quello originario, di poesia che, presso i Greci, veniva cantata con l’accompagnamento [...] ): comporre una l.; le l. di Petrarca; scelta di liriche dell’Ottocento; una l. di Cardarelli, di Montale, di Quasimodo. Con valore collettivo, l’insieme dei componimenti lirici di una letteratura, di un’età, di un autore: l. greca, francese ...
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murmure
mùrmure s. m. [dal lat. murmur -ŭris; v. mormorare]. – 1. poet. Mormorio: con grato m. cadea L’acqua di fuore in vaso d’alabastro (Ariosto); me non il canto De’ colorati augelli, e non de’ faggi [...] Il m. saluta (Leopardi); carraio che risale Il colle nitido di luna, lento Tra il m. d’ulivi saraceni (Quasimodo). 2. In semeiotica medica, m. (o mormorio) vescicolare, rumore caratteristico, dovuto alla penetrazione dell’aria negli alveoli polmonari ...
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Personaggio letterario del romanzo Notre-Dame de Paris (1831) dello scrittore francese V.-M. Hugo (1802-1885); è un nano gobbo, campanaro della cattedrale parigina, una sorta di mostro in cui si mescolano odio e amore. Legato da un affetto quasi...
Poeta italiano (Modica 1901 - Napoli 1968). Premio Nobel per la letteratura (1959). Formatosi nel gusto della poesia ermetica fra Ungaretti e Montale, più vicino a quello per l'essenzialità quasi epigrammatica dell'espressione, per l'altezza...