lenizione
lenizióne s. f. [der. di lenire]. – In linguistica, trasformazione fonetica di consonante, che diviene lene, acquistando sonorità (per es., lo spagn. amigo dal lat. amicum) o passando, se occlusiva, [...] , secondo i casi, in sonorizzazione di consonanti sorde del latino classico (sempre in posizione debole, cioè all’inizio di sillaba dopo vocale: lat. litus, pacare > it. lido, pagare) o in spirantizzazione e dileguo di consonanti sonore o ...
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meglenitico
meglenìtico agg. e s. m. (pl. m. -ci). – Gruppo di dialetti romeni (detto anche meglenoromeno), parlati nella regione nord-orientale di Salonicco (spec. nella valle di Meglena, da cui deriva [...] e morfologici comuni a tutto il romeno, come la dittongazione condizionata di e e o in ea e oa, la riduzione di a in ă ‹ë› in sillaba atona, il passaggio di c a p davanti a s e t (luptă e coapsă, dal latino lucta e coxa), il rotacismo di l e n ...
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leonino2
leonino2 agg. [forse dal nome di un poeta Leonio, canonico di San Vittore a Parigi (sec. 12°), che avrebbe usato per primo o più frequentemente questo tipo di versi]. – Nella poesia medievale [...] romanza, versi l., versi nei quali il primo emistichio si accordava per rima o assonanza col secondo, o la stessa assonanza o rima era più volte ripetuta; rima l., la rima in cui l’identità o somiglianza delle sillabe si estendeva più indietro della ...
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disillabo
disìllabo (meno com. dissìllabo) agg. e s. m. [dal lat. disyllăbus, gr. δι(σ)σύλλαβος, comp. di δίς «due volte» e συλλαβή «sillaba»]. – Che consta di due sillabe (meno com. di bisillabo); come [...] s. m., parola di due sillabe. ...
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quintultimo
quintùltimo (o quint’ùltimo) agg. – Che è al quinto posto a partire dall’ultimo, a cominciare dal fondo: accento sulla q. sillaba (per es., fàbbricatelo); la q. riga di pagina 176. ...
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putto2
putto2 s. m. [lat. pŭtus, *pūttus «fanciullo», affine a puer e a pusus (v. pusillo)]. – Bambino. È parola rimasta ormai quasi esclusivam. in alcuni dialetti, per lo più con uso vezz.; sopravvive [...] in bronzo. Il dim. puttèllo rimane di uso vivo in dialetti veneti (pronunciato con le consonanti scempie e, localmente, con apocope della sillaba finale, putèl, pl. putèi), col sign. non solo di bambino ma anche di ragazzo e, talora, di figlio e di ...
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forte1
fòrte1 agg. [lat. fŏrtis]. – 1. a. Di persona, che può sopportare facilmente un grave sforzo, che può resistere alle fatiche materiali e morali, che sa vincere le difficoltà e imporre il proprio [...] e a quelle di grado medio), lo stesso che consonanti di grado rafforzato (v. grado1, n. 3 f, e rafforzato), vocali f., sillabe f., quelle che portano l’accento d’intensità (dette anche toniche). In musica, didascalia (abbreviata f) che, apposta a un ...
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stretto1
strétto1 agg. [part. pass. di stringere, che continua il lat. strĭctus, part. pass. di stringĕre]. – 1. a. Premuto, serrato fortemente: tenere s. una cosa, afferrarla e premerla con forza in [...] un vantaggio o uno scarto minimo. c. In fonetica, vocale s., lo stesso che vocale chiusa (v. chiuso1, n. 2 e): questa sillaba si pronuncia con «e» s., con «o» stretta. d. In elettromagnetismo, accoppiamento s., fra due circuiti o due elementi, quello ...
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meraviglia
meravìglia (tosc. o letter. maravìglia) s. f. [lat. mīrabĭlia, propr. «cose meravigliose» (pl. neutro dell’agg. mīrabĭlis «mirabile, meraviglioso»), con alterazione della quantità e del timbro [...] della vocale della prima sillaba]. – 1. a. Sentimento vivo e improvviso di ammirazione, di sorpresa, che si prova nel vedere, udire, conoscere cosa che sia o appaia nuova, straordinaria, strana o comunque inaspettata: lieta, dolce, grata o spiacevole ...
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alfabeto
alfabèto s. m. [dal lat. tardo alphabetum, gr. tardo ἀλϕάβητος, comp. dei nomi delle due prime lettere ἄλϕα e βῆτα]. – Complesso di segni, ciascuno dei quali indica un suono consonantico o vocalico [...] di lingue (quando invece un segno è simbolo di una cosa, di un’idea o di una sillaba, si parla di scrittura ideografica o rispettivam. sillabica); tali segni costituiscono di regola un sistema organico all’interno del quale le singole lettere, nella ...
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sillaba La minima unità fonica (autonoma e distinta sotto l’aspetto dell’articolazione) in cui si possono considerare divise le parole.
La s. è costituita da un punto vocalico o centro o apice, formato da una vocale o da un dittongo o anche...
sillaba
È in senso proprio in Cv IV II 12, dove D. afferma che ‛ rima '... s'intende pur per quella concordanza che ne l'ultima e penultima sillaba far si suole.
Ha valore più esteso nel passo in cui D. esalta il comento alle canzoni del Convivio,...