ricino
rìcino s. m. [dal lat. ricĭnus «zecca» (insetto), passato a indicare anche la pianta per somiglianza dei suoi semi con una zecca]. – 1. Pianta della famiglia euforbiacee (Ricinus communis), nota in numerose varietà, originaria dell’Africa, e coltivata in Europa dapprima per ornamento, ora in tutti i paesi caldi e temperati per ricavarne l’olio dai semi (olio di ricino). Nelle regioni tropicali è una pianta perenne dall’aspetto arboreo (alta fino a una decina di m), in quelle temperate è annua e può raggiungere i 2 e localmente anche gli 8 m d’altezza: ha fusto ramificato, foglie palmato-lobate con lungo picciolo, fiori unisessuali monoici, riuniti in infiorescenze a racemo, frutto a capsula tricocca, deiscente o indeiscente, ricoperta per lo più di emergenze, contenente 3 semi ovoidei; questi sono compressi, lunghi da 10 a 25 mm, con tegumento duro ma fragile, lucente, di colore dal grigio al giallastro e rossastro con strie e macchie di altro colore, e internamente contengono una pellicina sottile, biancastra (nella quale si trova la ricina) e abbondante albume oleoso, nel quale è immerso l’embrione. Olio di ricino, liquido molto viscoso, di sapore sgradevole, che si ricava dai semi del ricino per pressione e per estrazione con solventi; contiene gliceridi dell’acido ricinoleico (circa 90%) e degli acidi oleico, linoleico e stearico. Usato in terapia per l’azione purgativa conferitagli dall’acido ricinoleico che libera nell’intestino, è utilizzato anche come lubrificante e per la preparazione di tensioattivi e plastificanti; per riscaldamento fra 150 e 300 °C in presenza di catalizzatori forma un olio siccativo (olio di ricino disidratato), impiegato nell’industria delle vernici. 2. R. maggiore o r. d’inferno, altro nome del curcas, piccolo albero della famiglia euforbiacee.