ricottura
s. f. [der. di ricuocere, modellato su cottura]. – L’azione, l’operazione di cuocere di nuovo, una seconda volta, o di condurre a termine una cottura imperfetta, soprattutto come procedimento tecnologico. In partic.: 1. In metallurgia, r. dei metalli, trattamento eseguito su metalli e leghe metalliche, consistente nel riscaldamento a una data temperatura, notevolmente inferiore a quella di fusione, per una durata sufficiente a far riscaldare il pezzo sino al cuore, seguito da un lento raffreddamento. Particolarmente importante per gli acciai, può avere lo scopo di rendere più omogenea la lega grezza di fusione (r. di omogeneità o di omogeneizzazione), di ridurre le dimensioni dei grani metallici, con conseguente miglioramento delle qualità meccaniche (r. di affinamento o di rigenerazione che, nel caso degli acciai, viene detta di normalizzazione), di raggiungere un maggior equilibrio strutturale (r. di stabilizzazione), di eliminare le tensioni interne del materiale (r. di addolcimento o di lavorabilità). R. di distensione, denominazione impropria con cui talvolta si indica un rinvenimento effettuato per ridurre o annullare le tensioni interne, spec. quelle dovute a lavorazioni meccaniche. R. bianca, quella effettuata in ambiente riducente, per eliminare ossidazioni superficiali; r. blu, quella eseguita sulle lamiere dopo laminazione. 2. Nel campo delle materie plastiche, trattamento termico prolungato eseguito a temperatura inferiore a quella di rammollimento e seguito da lento raffreddamento, avente l’effetto di eliminare le tensioni interne del materiale stesso. Questo tipo di ricottura viene operata soprattutto su pezzi stampati per eliminare eventuali tensioni interne. Un analogo trattamento si effettua anche per i vetri.