ridare1
ridare1 v. tr. e intr. [comp. di ri- e dare2] (io ridò, tu ridài, ecc.; coniug. come dare). – 1. tr. a. Dare di nuovo: r. lo smalto alle unghie; mi ridai un momento la tua matita, per favore?; bisognerebbe r. una mano di vernice alla porta; in partic., riproporre lo stesso spettacolo: in televisione ridanno spesso gli stessi film. Con sign. più generico, enfatico, nella locuz. dagli e ridagli, per indicare insistenza, tenacia: dagli e ridagli, alla fine è riuscito; dagli e ridagli, dovrò pur fargli intendere ragione. b. Dare indietro, rendere, restituire: ridammi i miei soldi; gli hai già ridato il libro che t’aveva prestato?; ridammi il (mio) temperino, se non ne hai più bisogno. 2. intr. (aus. avere e talora essere) Tornare, manifestarsi di nuovo, riprodursi, nelle locuz. poco com. r. fuori, soprattutto di cose spiacevoli: l’umidità continua a r. fuori, nell’intonaco; gli ha ridato fuori l’eczema (ma r. fuori, come trans., sinon. meno realistico di vomitare: ridiede fuori tutto quello che aveva mangiato a cena); r. giù, fare una ricaduta: è ridato giù, è ricaduto nella malattia, o nella povertà, nell’avvilimento; e nelle espressioni ormai rare r. nella rete, nella pania (e assol. ridare: ci ha ridato, ci ridà sempre), ricascarci, anche in senso fig., ricadere in un errore, in una colpa, in un tranello.