ridire
v. tr. [comp. di ri- e dire] (coniug. come dire). – 1. Dire di nuovo, ripetere: poiché non aveva sentito, gli ridissi la frase a voce più alta; non r. più una cosa simile!; me la ridici la poesia?; in quale età scortese Quel sì caro a ridir nome si tacque? (Manzoni). Con intonazione partic., che esprime irritazione o impazienza: quante volte te lo debbo r.?; gliel’ho detto e ridetto mille volte, ma non vuol capire. 2. a. Riferire ad altri quel che ci è stato detto o che si è sentito: Io dirò vero, e tu ’l ridì tra’ vivi (Dante). In partic., riportare a scopo pettegolo o maligno: gli ha ridetto per filo e per segno le malignità che corrono sul suo conto; è meglio esser prudenti quando c’è lui, perché ridice tutto al capoufficio; sentire e non r. è buon servire, proverbio. b. Raccontare, narrare: Io non so ben ridir com’i’ v’intrai (Dante); non che ornar di canto, e chi può tutte Ridir l’opre de’ Numi? (Foscolo); non ti so r. quante feste mi hanno fatto; esprimere: E se come ella parla, e come luce, Ridir potessi (Petrarca). c. Recitare: letta una volta la poesia, ha saputo ridirmela tutta senza fare uno sbaglio; oppure riassumere, dire con proprie parole: ridimmi la lezione; l’insegnante gli fece r. l’ultimo capitolo di storia. 3. Dire rispondendo: Che potea io ridir, se non: «Io vegno»? (Dante). Più com., dire a propria volta, rispondendo e insieme obiettando o contrapponendo proprî argomenti: che cos’hai da r.?; non ho, o non trovo, niente da r. su quanto hai detto. Quindi assol., criticare, esprimere biasimo o malcontento: trova sempre da r. su tutto. 4. rifl., ant. o raro. Ricredersi: E s’alcun prima si chiama felice ... Non dopo molto tempo si ridice (Machiavelli). ◆ Part. pass. ridétto, talora anche come agg., detto più volte, ripetuto: cose vecchie, dette e ridette.