rimalmezzo
rimalmèżżo (o rima al mèżżo) locuz. usata come s. f. – La rima (detta anche rima interna) tra la parola finale di un verso e una parola posta nel mezzo di un altro verso, generalmente del successivo: Soccorri a la mia guerra, Bench’i’ sia terra, e tu del ciel regina (Petrarca); qualche volta, di un verso meno vicino: Odi il martel picchiare, odi la sega Del legnaiuol, che veglia Nella chiusa bottega alla lucerna (Leopardi); eccezionalmente, del medesimo verso: E a me randagio parve buon presagio Accompagnarmi loro nel costume (Gozzano). La rima interna è d’obbligo nei tre versi del commiato della sestina, nel quale le sei parole con cui terminano i versi delle precedenti stanze sono ripetute tre alla fine di ciascun verso e tre nel mezzo o comunque nella prima metà del verso; per es., nella sestina del Petrarca «Non ha tanti animali il mar fra l’onde», le parole-rima che nella 6a stanza si seguono nell’ordine luna, boschi, sera, piaggia, notte, onde, ritornano così diversamente ordinate nel commiato: Sovra dure onde al lume de la luna, / Canzon, nata di notte in mezzo i boschi, / Ricca piaggia vedrai deman da sera.