rimare
v. tr. e intr. [der. di rima1]. – 1. tr. a. Trovare, usare una parola che faccia rima con un’altra: talora Dante rima una parola con una locuzione (per es., in Inf. XXX, 83-87, dove oncia e sconcia sono in rima con non ci ha). b. ant. Con uso assol., fare, scrivere versi, poetare: tra quanti rimavano al tempo di Dante. Talora con l’oggetto dell’argomento: colui che rimasse cose sotto veste di figura (Dante). 2. intr. (aus. avere) Di parole, fare rima: nelle canzonette «amore» rima spesso con «cuore»; «pane» e «fame» non rimano, ma fanno assonanza. ◆ Part. pass. rimato, anche come agg., legato da rima: versi rimati, frottola rimata; prosa rimata, soprattutto nell’uso medievale, prosa divisa in membri terminanti con assonanza e con rima; anche, spreg., di composizioni in versi che di poetico hanno soltanto la rima.