rimbombare
(raro ribombare) v. intr. e tr. [voce onomatopeica; v. bomba2] (io rimbómbo, ecc.). – 1. intr. (aus. avere o essere) Di suoni cupi e fragorosi, echeggiare profondamente per un certo tempo: il tuono rimbombava nella valle; si udivano di lontano r. le cannonate. Può avere come soggetto la cosa che manda il suono: i cannoni rimbombavano; Udir li augei svernar, rimbombar l’onde (Poliziano); oppure il luogo in cui il suono si propaga o si ripercuote echeggiando: le vallate rimbombarono a lungo per l’esplosione della mina; l’aer cieco a quel romor rimbomba (T. Tasso); D’ambo i lati calpesto rimbomba Da cavalli e da fanti il terren (Manzoni); e in tono iron.: al tuo venir gli archi e le volte De’ gran titoli tuoi forte rimbombano (Parini). Per. estens., risuonare con forza, altamente: senti come rimbombano le voci in questa caverna; Ma la sua voce ancor qua giù rimbomba (Petrarca); in queste sale antiche ... Rimbombaro i sollazzi, e le festose Mie voci (Leopardi). 2. tr., letter. Fare risuonare, riecheggiare: E se quassù la fama il ver rimbomba (Poliziano). ◆ Part. pres. rimbombante, anche come agg., che rimbomba: suono, rumore, strepito rimbombante; una voce rimbombante; in senso fig., spreg. (sinon. meno com. di reboante): frasi rimbombanti, sonore e presuntuose ma vuote di sostanza.