rinazionalizzazione
(ri-nazionalizzazione), s. f. Processo di ritorno a una concezione nazionalistica; con particolare riferimento alle politiche degli Stati membri dell’Unione europea; il far tornare in mano pubblica, il riportare sotto l’influenza delle scelte politiche e economiche nazionali. ◆ «Senza un’armonizzazione comunitaria, gli interventi degli Stati membri, diversi tra di loro, portano alla rinazionalizzazione della politica agricola comune e possono costituire causa di distorsione della concorrenza all’interno del mercato unico» [Gianni Alemanno, ministro per le Politiche agricole]. (Quotidiano Nazionale, 21 gennaio 2002, p. 16, 24 Ore) • Non si tratta di «salvare la Carta». Si tratta di pensare l’Europa e le sue prospettive in un’ottica meno chiusa e riduttiva, di continuare a guardare in avanti invece di prospettare rinazionalizzazioni e rassegnati abbandoni. (Stefano Rodotà, Repubblica, 1° luglio 2005, p. 1, Prima pagina) • Da Parigi, dove si trova per la tradizionale convention con gli operatori commerciali del gruppo [Telecom], l’amministratore delegato Riccardo Ruggiero traccia con il Corriere le linee strategiche di quella che, per certi aspetti, potrebbe essere la base del nuovo piano industriale di Telecom. E lo fa in un momento decisivo della sua storia, dopo oltre due mesi difficilissimi, scanditi dai contrasti con il governo, delle ipotesi di ri-nazionalizzazione della rete, delle dimissioni del presidente Marco Tronchetti Provera, dall’arrivo al vertice di Guido Rossi, dalla firma di un «patto di consultazione» fra Olimpia, Generali e Mediobanca per rafforzare la governance al gruppo. (Giancarlo Radice, Corriere della sera, 22 ottobre 2006, p. 27, Economia).
Derivato dal s. f. nazionalizzazione con l’aggiunta del prefisso ri-.
Già attestato nella Repubblica del 15 luglio 1984, p. 35, Economia.
V. anche ristatalizzazione.