rincalzare
(ant. rincalciare) v. tr. [comp. di rin- e calzare2]. – 1. a. In agraria, accumulare terra al piede di piante in accrescimento allo scopo di favorire l’emissione di nuove radici, per es. nel mais, o per ottenere l’imbianchimento delle parti sotterrate, per es. nel porro, nel finocchio e nel sedano; ormai rara l’espressione fig., fam., andare a r. i cavoli, morire. Più genericam., di piante o di cose infisse nel terreno, metterci intorno terra o altro materiale che valga a mantenerle meglio ritte: r. un albero, un palo. Quindi, sostenere, sorreggere persone o cose, perché non cadano: Or voglion quinci e quindi chi rincalzi Li moderni pastori (Dante); e fig.: Lettor, tu vedi ben com’io innalzo La mia matera, e però con più arte Non ti maravigliar s’io la rincalzo (Dante); r. un’asserzione con nuovi argomenti. Nelle costruzioni ferroviarie, r. una massicciata, rinzepparla con nuovo pietrisco assestandolo, insieme al vecchio, lateralmente e sotto le traverse del binario. b. estens. Fermare oggetti con l’interposizione di materiali adatti, perché non si urtino tra loro o non tentennino: mettere in una cassetta i bicchieri (o altri oggetti fragili) e rincalzarli con carta, trucioli; r. il tavolino, introdurre una zeppa sotto uno dei piedi, perché non tentenni. c. Del letto, fermare le lenzuola e le coperte piegandone i lati sotto il materasso: E rincalzò con un sorriso il letto (Pascoli). 2. letter. Intensivo di incalzare, inseguire con accanimento: Ulivier sendo nella pressa entrato, Com’e’ solea la gente rincalcia (Pulci); vide Aiace solo, Fumar di sangue; e ... i vincitori Impaurir del grido; e rincalzarli Fra le dardanie faci (Foscolo).