ripercuotere
ripercuòtere (pop. o poet. ripercòtere) v. tr. [dal lat. repercutĕre, comp. di re- e percutĕre «percuotere»] (coniug. come percuotere). – 1. Percuotere di nuovo, più volte: Li remi, pria ne l’acqua ripercossi, Tutti si posan al sonar d’un fischio (Dante); più com. in unione con percuotere: percossero e ripercossero l’uscio senza riuscire a sfondarlo. In parallelismo con percuotere può assumere il sign. di percuotere di rimando, rispondere alle percosse: Percosso, il cavalier non ripercuote (T. Tasso). 2. Ribattere, respingere indietro; detto spec. della riflessione di radiazioni luminose e di onde sonore (più com. riflettere e riecheggiare): lo specchio ripercuote i raggi del sole; le vallate ripercuotono il fragore delle esplosioni; nell’intr. pron.: i canti si ripercuotevano nell’aria notturna. Con senso causativo: Per gli antri tuoi salì grido, e la torta Lo ripercosse buccina da i monti (Carducci), lo fece riecheggiare. 3. intr. pron. ripercuotersi, cagionare indirettamente, per contraccolpo, un urto, una scossa: l’improvviso urto del locomotore si ripercosse per tutti i vagoni del treno; il violento colpo alla schiena gli si ripercosse in tutto il corpo. In senso fig., di conseguenze e effetti, per lo più negativi, provocati di riflesso e, di solito, involontariamente: la scarsità del raccolto si ripercuoterà sui prezzi del grano; l’inflazione si ripercosse soprattutto sui piccoli risparmiatori.