ripiegare
v. tr. e intr. [comp. di ri- e piegare] (io ripiègo, tu ripièghi, ecc.). – 1. tr. a. Piegare di nuovo: spiegò il foglio, lo lesse e lo ripiegò con cura. Più com., piegare un’altra volta o più volte una cosa già piegata, spesso per ridurne la superficie o il volume: ripiegò il giornale per metterlo in tasca; r. le lenzuola per riporle nell’armadio; r. in quattro, in otto, ecc.; r. le vele, ammainarle; r. le insegne o le bandiere. b. Piegare su sé stessa una cosa distesa, quasi congiungendone le estremità: r. le gambe, le braccia; r. le ali. c. fig. Nel gergo teatrale, r. una parte, subentrare all’ultimo momento all’attore o all’attrice cui la parte era assegnata, quando questi debbano essere sostituiti per qualche improvviso impedimento. 2. intr. (aus. avere) Nel linguaggio milit., effettuare un ripiegamento: la divisione è stata costretta a r. per evitare l’accerchiamento; le nostre colonne avanzate hanno ripiegato sulle posizioni prestabilite. In senso fig., indietreggiare dal primitivo proposito, ricorrendo, costretti dalla necessità, a una soluzione meno soddisfacente: abbiamo ripiegato su un viaggio più economico; venuta a mancare la possibilità dell’assoluzione, l’avvocato ripiegò sul tentativo di far ridurre la pena al suo cliente. 3. intr. pron. ripiegarsi, piegarsi su sé stesso: colpito al cuore si ripiegò a terra; mi si ripiegano le gambe per la stanchezza. In senso fig., non com., ripiegarsi su di sé, su sé stesso, volgersi su sé stessi riflettendo, meditando, con l’idea di concentrazione intensa e chiaramente volontaria. ◆ Part. pass. ripiegato, anche come agg.: ali, gambe ripiegate; cammina tutto ripiegato, molto curvo nella persona. In botanica, sinon. di reclinato; in partic., prefogliazione ripiegata, quella che si ha nelle gemme fogliari, quando la lamina fogliare è ripiegata in due metà dall’alto al basso (per es., nell’aconito).