ripigliare
v. tr. [comp. di ri- e pigliare] (io ripìglio, ecc.). – È sinon. di riprendere e le differenze di uso tra l’uno e l’altro verbo corrispondono molto da vicino a quelle intercorrenti tra prendere e pigliare: r. il raffreddore; r. i libri in mano; r. fiato; r. sonno; r. il lavoro; il carro stride Del passegger che il suo cammin ripiglia (Leopardi); anche, ant. e raro, con il sign. (proprio di riprendere) di correggere, rimproverare: a voi sta bene di così fatte cose non che gli amici ma gli strani r. (Boccaccio). Nel linguaggio marin., rimettere a posto o tesare i cavi correnti o dormienti; in partic., r. un paranco, allontanare di nuovo i bozzelli di un paranco quando per la manovra eseguita siano giunti a fine corsa e disporli in modo che la manovra stessa possa essere ripresa. Assol., con valore intr. (aus. avere), di piante o fiori appassiti, riprendere vigore e freschezza: i geranî hanno ripigliato; in agraria, di piante, riprendere la vegetazione dopo avere attecchito. Nel rifl., riprendersi: ebbe un attimo di smarrimento ma si ripigliò subito; mi ripigliai appena in tempo per non cadere.