riso2
riso2 s. m. [lat. rīsus -us, der. di ridēre «ridere»] (pl. le risa). – 1. La facoltà di ridere: il r. è, con il linguaggio, proprio ed esclusivo dell’uomo; il canto degli uccelli ... è dimostrazione di allegrezza e specie di r. (Leopardi). L’azione di ridere, sia in generale: il r. si manifesta con modificazioni del ritmo respiratorio e della mimica facciale; il r. è contagioso; il r. abbonda sulla bocca degli stolti (traduz. dell’adagio lat. non class. risus abundat in ore stultorum); ha una spiccata tendenza al r.; trova in ogni cosa motivo di r.; sia con allusione a un atto singolo (e quindi con senso affine a risata): si udì un r. sommesso, un r. convulso, un r. soffocato; con questo sign. è usato quasi esclusivam. al plur. (meno com. di risate): fare (o farsi) delle risa grasse, da matti; smascellarsi, sganasciarsi, sbellicarsi, morire, scoppiare, crepare dalle r.; non riuscì a tenere, a trattenere, a frenare le r. (o il r.); si udirono nella sala delle r. mal represse. In partic., il modo di ridere proprio di una persona: quella ragazza ha un r. sgraziato; un r. sguaiato, sgangherato; un r. rumoroso; un r. schietto, aperto; Spira de’ nostri bamboli Nell’ineffabil r. (Manzoni), nel modo di ridere ineffabilmente soave dei nostri bambini. 2. a. Senza riferimento preciso all’atto materiale del ridere, per indicare allegria, gioia schietta e aperta: il r. fa buon sangue (frase prov.); avevano cominciato a scambiarsi parole vivaci, ma l’intervento degli amici fece finire tutto in r.; Per sua difalta in pianto e in affanno Cambiò onesto r. e dolce gioco (Dante); con diversi motti sopra così fatta materia ... in riso rivolsero il cruccio di Nicostrato (Boccaccio); raro in questo sign. al plur.: commedie ... piene di risa (Machiavelli). b. Con determinazioni varie, può anche indicare sentimenti diversi dall’allegria e dalla gioia, come ironia, sarcasmo, derisione, ecc.: r. ironico, sarcastico, beffardo, canzonatorio, feroce, dispettoso; r. sardonico, sarcastico, beffardo (per il sign. medico di questa espressione, v. oltre, al n. 6); r. di scherno, di compassione. Assol. può indicare derisione: se ti comporti così goffamente sarai argomento, cagione di r. per tutti; o anche burla, leggerezza, scarsa serietà: non sono questioni da prendere in r.; è difficile parlargli seriamente, volge tutto in riso. Con determinazioni specifiche, per indicare il riso non spontaneo di chi simula allegria per nascondere altri sentimenti (invidia, rabbia, ecc.): accolse la notizia della promozione della collega con un r. forzato, con un r. amaro, con un r. a denti stretti. 3. Per estens., di cose che hanno aspetto gioioso, allegro: il r. gli brillava negli occhi, in tutto il viso; in usi letter., di cose della natura che hanno un aspetto ridente: il r. della primavera, del cielo, dei fiori; Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso De l’universo (Dante); ne’ campi ove splenda Più vago il giorno e di natura il r. (Leopardi). 4. letter. Sorriso: Con sì dolce parlar e con un riso Da far innamorare un huom selvaggio (Petrarca); Labbri tumidi, arguti, al r. lenti (Foscolo); Forse la speme, o povero Mio cor, ti volse un r. (Leopardi); quell’uomo ha sempre il volto atteggiato a r., ha sempre un r. a fior di labbra. 5. poet. Bocca: Quando leggemmo il disïato riso Esser basciato da cotanto amante (Dante). 6. Nel linguaggio medico, il termine è adoperato per indicare particolari aspetti e atteggiamenti della muscolatura facciale: r. sardonico, caratteristico atteggiamento della facies di pazienti affetti da tetano, per contrazione spastica dei muscoli facciali (v. anche sardonico); r. trasversale, modo di ridere o sorridere caratterizzato dal mancato stiramento verso l’alto degli angoli della bocca per l’insufficienza dei muscoli zigomatici, che si osserva in alcune forme di distrofia muscolare progressiva; ecc. ◆ Dim. risolino (v. la voce).