risparmio etico
loc. s.le m. Risparmio che si propone di devolvere una parte delle rendite per iniziative di solidarietà o di ricerca scientifica. ◆ In anni più recenti, poi, sono arrivate altre «motivazioni» al risparmio etico: l’ambientalismo, la lotta agli squilibri tra Nord e Sud del mondo, il sostegno alle attività sociali e non-profit. […] Nel panorama mondiale, sono due le grandi categorie di risparmio etico. La prima raccoglie i fondi che investono i risparmi accumulati rispettando alcuni principi di natura sociale, solidale e ambientale. [...] L’altra categoria è formata da gestori che investono in aziende «normali» e con logiche assolutamente «normali», cercando il massimo risultato di gestione e non escludendo dunque a priori alcun comparto, ma che poi spendono eticamente una parte dei rendimenti conseguiti o delle commissioni prelevate alla clientela: si tratta dei «charity funds». (Stampa, 2 aprile 2001, Tuttosoldi, p. 2) • I fondi comuni etici battono spesso quelli azionari per performance, ma sono ancora poco «esplorati» dai risparmiatori. Lo dice un’indagine presentata ieri a Milano da Dexia asset management e Morningstar. Secondo il rapporto la massa investita in risparmio etico in Europa non supera il 2% di quella gestita. (Corriere della sera, 20 giugno 2002, p. 25, Economia) • Risparmio etico, housing sociale, ma anche private equity, art advisory, chiamalo come vuoi, il senso è sempre lo stesso: massimizzare l’utilità sociale, lo sviluppo del territorio, anche attraverso il recupero dei beni artistici, pur garantendo un risultato di equilibrio economico. In America è diventato un volano capace di mettere in moto ingenti capitali, trainato dalle Fondazioni private create dai ricchi magnate d’Oltreoceano, colossi dai patrimoni incalcolabili. (Paola Jadeluca, Repubblica, 6 febbraio 2006, Affari & Finanza, p. 48).
Composto dal s. m. risparmio e dall’agg. etico, ricalcando l’espressione ingl. ethical savings.
Già attestato nel Corriere della sera del 15 settembre 1995, p. 23, Economia.