ritto
agg. e s. m. [variante di retto1, con influenza di diritto1]. – 1. agg. a. Di persona, dritto in piedi, in posizione eretta: stava r. in mezzo alla stanza; si piantò r. davanti a lui; non restare lì r., mettiti a sedere; su, r.!, a chi si è buttato per terra; due infermieri sostenevano r. il malato per le ascelle, in posizione verticale. Nelle locuz. star r., reggersi r., equivale genericamente a «in piedi»: è un lavoro, il nostro, che ci costringe a star ritti dalla mattina alla sera; è stato r. tutta la notte, non è andato mai a riposare; è così ubriaco, così debole che non si regge r.; non ha fiato da star r., sta ritto per miracolo, di chi è molto debole. Con usi e sign. analoghi, riferito ad animali: il cavallo caduto non riusciva a mettersi r.; il cane camminava r. sulle zampe di dietro. b. Di parti del corpo che normalmente si tengono o stanno abbassate o distese, levato in alto, alzato, verticale: il gatto traversò la stanza con la coda r.; per quanto li pettini, i capelli mi rimangono sempre r.; e iperb.: aveva i capelli r. per lo spavento provato. c. Di oggetti messi o posati in modo che il lato (o l’asse) più lungo risulti verticale: mise il libro r. sul tavolo; carciofi r., messi a cuocere ritti nel tegame; prov., sacco vuoto non sta r., chi non mangia, non sta in piedi, non ha forza per lavorare. Più genericam., in posizione verticale, non inclinata: tieni ritta quella candela, che la fai gocciolare. 2. agg. Spesso, soprattutto nell’uso tosc., è sinon. di diritto, in alcune accezioni di questo agg.: a. Che ha per asse una linea retta, quindi non storto, non ricurvo, schietto, senza nodi: boschetti di querciuoli, di frassini e d’altri alberi verdissimi e ritti quanto più esser poteano (Boccaccio); a ottant’anni ha ancora la schiena r. che sembra un giovanotto; stai su ritto, a chi tende a star curvo, ripiegato in avanti. b. Destro, in alcune locuz. ant. o letter. come a mano r., a man r. o a manritta (più com. a mandritta), a mano destra; e sostantivato: Da ritta, da manca, guerrieri venir (Manzoni); anche per indicare la mano destra in senso proprio: trovarono sopra un letto un uomo disteso supino, che avea nella ritta una pistola (Leopardi). c. ant. o letter. Che segue la via più breve e più rapida (sinon. in questo caso dei più com. dritto o diretto): Sì giunse ritto ’l colpo al primo tratto, Che l’anima tremando si riscosse Veggendo morto ’l cor nel lato manco (G. Cavalcanti). 3. s. m. a. Elemento verticale, soprattutto con funzioni di sostegno. Così, per es., nelle costruzioni è sinon. di piedritto, con particolare riferimento agli elementi verticali delle strutture provvisorie. Nell’atletica leggera, i ritti, le due aste nell’interno delle quali sono sistemati i supporti che reggono l’asticella nelle gare di salto con l’asta; nella ginnastica, le due aste di legno o metallo, graduate a ogni centimetro e tenute verticali da una base pesante di ferro, alle quali si appoggia la cordicella nelle gare in palestra di salto in alto con o senza pedana. Per indicare la posizione verticale stessa, è com. nelle locuz. avv. per ritto, per il ritto, soprattutto con riferimento a elementi di una struttura: un muro di mattoni posti per ritto, a coltello uno sopra l’altro; un arco trionfale, costrutto di stili per il ritto, e di pali per il traverso (Manzoni). b. Nell’alzo delle armi da fuoco portatili, lastrina metallica, fissata a cerniera allo zoccolo dell’alzo, su cui può scorrere la tacca di mira per il puntamento alle varie distanze. 4. s. m., non com. Lo stesso che diritto1 sostantivato, per indicare il lato contrapposto al rovescio: il r. d’una stoffa; anche, ma raro, di monete o medaglie (per il più com. retto2 o recto): una medaglia d’oro ..., stampatavi in sul ritto qualche immaginazione significativa (Leopardi). In qualche espressione fig.: non ha né ritto né rovescio, di persona priva di un carattere definito, insulsa; non c’entra né per ritto né per rovescio, a proposito di discorsi fuori luogo, strampalati.