riva
s. f. [lat. rīpa «riva del fiume» e per estens., ma non com., anche «spiaggia, riva del mare»]. – 1. a. La zona di terra che delimita una distesa d’acque (mare, lago) o un corso d’acqua: le due r. dell’Adriatico, la r. occidentale del Garda, le r. del Po. In senso tecn., con riferimento al mare, il termine si usa nei casi in cui la zona terminale sia bassa e pianeggiante, di facile approdo, anche se sistemata con manufatti portuali (diversamente da costa e spiaggia). Con riferimento a corsi d’acqua, le rive, parti costitutive del bacino, sono di solito tagliate a picco sul letto, ma possono assumere, col tempo, un aspetto a terrazze (r. terrazzate). b. Con sign. più ristretto, come sinon. di banchina, di proda, di sponda, indica l’orlo estremo della terra o del manufatto portuale: spingere la barca a r.; giungere, venire a r.; toccare la r.; accostarsi a r.; il battello navigava rasente la r., o anche riva riva. In alcune città designa il lungomare (R. Vecchia, R. Nuova, R. Derna, a Zara); a Venezia, il tratto lastricato che fiancheggia i canali o la laguna (R. degli Schiavoni, R. del Carbón, ecc.). In senso fig., poet., giungere a r., essere a r., al termine, al fine: Sì è debile il filo a cui s’attene La gravosa mia vita, Che, s’altri non l’aita, Ella fia tosto di suo corso a riva (Petrarca), sarà giunta al suo termine. c. Con uso estens. può indicare, spec. al plur., una fascia di terreno molto più larga: le r. del lago erano cosparse di ridenti paesi; Roma si estende sulle r. del Tevere; Mia natal patria è nella aspra Liguria, Sovra una costa alla r. marittima (Poliziano). 2. Orlo, estremità in genere: Noi ricidemmo il cerchio [il 4° cerchio dell’Inferno] a l’altra r. (Dante); dopo un poco si sedette nel primo posto libero in riva al corridoio [del cinematografo] (Palazzeschi). 3. Terreno in pendio, più o meno ripido e regolare (cfr. ripa): Era lo loco ov’ a scender la riva Venimmo, alpestro (Dante); cercando le mele rotolate in fondo alla r. (Pavese). 4. In marina, la parte alta, soprattutto dell’alberatura: a riva!, abbasso da riva!, voci di comando per far salire o scendere la gente dall’alberata; avere le bandiere, le vele a riva. In questo senso, la parola deriva dallo spagn. arriba «in alto» (v. a riva). 5. poet. Luogo in genere, piaggia (nel suo sign. più ampio): sospirando vo di riva in riva (Petrarca); Sovente in queste rive, Che, desolate, a bruno Veste il flutto indorato [la lava], e par che ondeggi, Seggo la notte (Leopardi). 6. Nome di varî antichi tributi, talvolta corrispondenti al diritto di sbarco e di ancoraggio, talaltra gravanti sulle merci provenienti per via d’acqua o sui cereali o sulle vendite in genere: a Genova si ebbero la r. grossa o rivagrossa e la r. minuta o rivaminuta, che colpivano rispettivamente le vendite di cose mobili e quelle di immobili e navi. 7. Nel linguaggio teatrale, cinematografico e televisivo, elemento di scena, costituito da uno spezzato basso e di dimensioni allungate, usato per rappresentare muretti, balaustrate e parapetti. ◆ Dim. rivétta, col sign. specifico, nella scenotecnica, di serie di lampade fissate a un supporto orizzontale che si può spostare sul piano scenico in modo da illuminare qualsiasi punto del palcoscenico con luce diffusa dal basso in alto.