riverire
v. tr. [dal lat. revereri, comp. di re- e vereri «temere, onorare»] (io riverisco, tu riverisci, ecc.). – 1. Avere o mostrare verso qualcuno un sentimento di rispetto profondo e ossequioso: tutti riveriscono in lui uno dei più grandi genî del nostro tempo; riferito a cose: r. la memoria dei caduti per la libertà, le tradizioni della nazione; Sempre ricchezze r. ho visto Più che virtù (Ariosto). 2. Salutare con profondo e ossequioso rispetto, con grande deferenza, in espressioni disus., oggi solo scherz. e iron.: la prego di r. in mio nome suo padre; quando passerò a Roma, mi permetterò di venirla a riverire. Ormai disusate, se non con tono scherz. o iron., anche le formule la riverisco, o assol. riverisco, salutando a voce, e, nella chiusa di lettere, la riverisco distintamente, profondamente. ◆ Part. pres. riverènte, per lo più in funzione di agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. riverito, anche come agg.: un uomo politico stimato e riverito da persone di ogni tendenza; nome riverito e temuto; salutando a voce, in formule di ossequioso saluto oggi in disuso (o di uso solo scherz.): riverito dottore!; e come appellativo (invece del più com. reverendo): ascolti, riverito padre, o padre riverito. Com. le espressioni fig., scherz. o iron., essere servito e riverito, essere servito di tutto punto, con grande cura, e riveriti dubbî (senza altro valore che di enfasi): ho i miei riveriti dubbî su quanto racconta; permettimi di avere i miei riveriti dubbî.