romanza
romanża s. f. [dal fr. romance (femm.), che a sua volta è dallo spagn. romance (masch.) e dal provenz. romans, che risalgono all’avverbio lat. pop. *romanice «al modo dei Romani, in lingua latina»]. – 1. In letteratura, componimento poetico, di varia forma metrica, in uso in Italia dalla fine del sec. 18°, col quale i poeti preromantici e romantici volevano richiamarsi al gusto e alla tematica del romance spagnolo dei sec. 15°-16° e della conseguente romance francese (quando non si limitavano a tradurre queste antiche composizioni), indugiando in un vagheggiamento, anche tonale, del mondo primitivo e medievale; solo con Giovanni Berchet il genere ebbe in Italia una sua autonomia fantastica e poetica. 2. Nella storia della musica, forma di composizione vocale da camera, o anche operistica o strumentale, con un carattere generale comune di un andamento cantabile melodioso e patetico: le r. (vocali) di Gounod, una r. di Tosti; le r. per oboe e pianoforte di Schumann; una r. di Beethoven; le «Romanze senza parole» (per pianoforte) di Mendelssohn. In partic., tempo di romanza, tempo di concerti e sinfonie: il tempo di r. del concerto K. 466 di W. A. Mozart.