rompere
rómpere v. tr. [lat. rŭmpĕre] (io rómpo, ecc.; pass. rem. ruppi, rompésti, ecc.; part. pass. rótto). – 1. a. Spezzare, dividere qualche cosa in due o più parti, con movimento rapido e taglio non preciso: r. un ramo, un bastone in due; come intr. pron.: la corda per il troppo peso si ruppe; il bicchiere cadde e si ruppe in mille pezzi; è roba che si rompe, fragile; r. il ghiaccio, in senso proprio (v. anche rompighiaccio) e fig. (v. ghiaccio2, n. 2); r. il terreno, con l’aratro o con altri attrezzi e macchine agricoli, dissodarlo; r. un prato, disfarlo; chi rompe paga (e si aggiunge, talvolta, e i cocci sono suoi), prov., chi fa il danno ne porta la pena, ne deve pagare le conseguenze. In taluni casi può indicare soltanto l’atto di staccare una parte da un tutto: r. un ramo dall’albero. Con riferimento a parti del corpo: r. le ossa, provocare una frattura (anche iperb. nel senso di pestare con percosse, come pure r. il muso, il grugno); c’è rischio di rompersi un braccio, una gamba (fig., una salita che rompe le gambe, che affatica eccessivamente); com., spec. in usi iperb. e fig., le espressioni rompere, rompersi il collo, l’osso del collo (nel salire le scale, stava per rompersi l’osso del collo, Verga); rompersi la schiena, faticare eccessivamente; r. gli orecchi, i timpani, con rumore assordante; r. il capo, la testa, con rumori molesti, con insistenze inopportune, anche con problemi di difficile soluzione (v. rompicapo): me ne ha già rotta bastantemente la testa (Manzoni); non ho tempo di rompermi il capo su questi problemi. In alcune espressioni di tono volg., talvolta eufemistiche in luogo di altre più crude, seccare, annoiare, infastidire o molestare: r. i coglioni, le palle, e r. i corbelli, gli zebedei, le scatole, le tasche, gli stivali; mi hai rotto le scatole!; r. l’anima, e in frasi di valore rifl., rompersi l’anima, darsi da fare, affaticarsi, tormentarsi, ecc.: era stanco di rompersi l’anima per niente; costruito con di e l’infinito: mi sono rotto di studiare!; con uso assol.: smettila di r.!; quanto rompi!; mi sono rotto, basta! b. Interrompere la continuità di un corpo, con fenditure, buchi, lacerazioni o strappi: il pulcino rompe il guscio ed esce dall’uovo; r. un uovo, le uova, e r. le uova nel paniere (anche in senso fig., v. uovo, n. 2 b); sembrava che le vene si volessero r. per lo sforzo; aveva le scarpe, le calze rotte; ant., di ferite: Poscia ch’io ebbi rotta la persona Di due punte mortali ... (Dante). 2. a. Guastare, mettere fuori uso, o in condizione di non potere più funzionare, un oggetto: ha già rotto tutti i giocattoli che gli avevano regalato per Natale; r. la serratura, il televisore, l’orologio; nell’intr. pron.: l’orologio si è rotto; i freni si ruppero all’improvviso. Con uso assol., nel linguaggio automobilistico, mettere fuori uso il motore: ha rotto al terzo giro di pista. b. Spezzare e rendere non più operante qualcosa che lega, che tiene immobilizzato: r. le catene, anche in senso fig., riacquistare la libertà; o che tiene fermo, assicurato: r. i cavi di ormeggio o gli ormeggi, riferito a navi e imbarcazioni, a séguito della forza del mare e del vento. c. Far crollare, abbattere e travalicare con la propria forza e violenza ciò che serve a contenere, a ostacolare o a proteggere: il fiume in piena ha rotto gli argini (e, assol., l’Arno ha rotto a monte di Firenze, è straripato); r. i ripari; r. le dighe; in usi fig., riferito a un obbligo o a un vincolo, a un impegno o a un rapporto giuridico o morale: r. un patto, l’alleanza, l’accordo; r. la tregua, l’armistizio; r. le relazioni diplomatiche con uno stato; r. il fidanzamento, l’amicizia, i rapporti con qualcuno (e, assol., r. con qualcuno, hanno rotto definitivamente; r. con il passato). d. Contrastare con forza, travolgere o scompaginare – in modo da aprirsi un passaggio o un varco – difese e sbarramenti, ostacoli e ripari, costituiti da elementi naturali, uomini e mezzi varî: r. il mare, le onde, la corrente del fiume, il vento; r. la calca; r. l’accerchiamento, l’assedio; r. in più punti il fronte nemico, le linee nemiche; in usi ant. o letter., sbaragliare, mettere in rotta un nemico: per avere ... promesso di r. Annibale qualunque volta gliene fosse data autorità (Machiavelli); e ruppe e in fuga Mise l’oste feroce (Parini). e. fig. Far cessare o venire meno, interrompere un determinato ordine o una data disposizione: r. le file, le righe, nell’uso milit. e sport., anche come comandi: rompete le file! o le righe!; o un particolare tipo di movimento o di andatura: r. il passo, nella marcia; r. il trotto, e più spesso assol. rompere, in ippica, riferito al cavallo che passa improvvisamente, e in modo non regolare e non voluto da chi lo guida, dal trotto al galoppo. Riferito a comportamenti e situazioni in atto: r. la dieta, il digiuno (spec. come prescrizione religiosa), r. il silenzio, non osservarli più; r. gli indugi, ogni indugio, agire senza più attendere; r. l’incanto, la magia, l’incantesimo, farli cessare bruscamente; nell’uso ant., r. la parola in bocca a qualcuno, interromperlo mentre sta parlando: il medico, rompendogli la parola in bocca ... disse ... (Boccaccio). 3. ant. Con sign. speciali, in alcuni usi causativi o brachilogici: r. guerra, dare inizio alle ostilità; Amore Ruppe tutti miei spiriti a fuggire (G. Cavalcanti), li sconfisse costringendoli a fuggire, a venir meno. Con uso assol. o intr., r. in mare o semplicem. rompere, fare naufragio: Landolfo... rompe in mare e sopra una cassetta di gioie carissime piena scampa (Boccaccio); con sign. analogo è ancora in uso nel linguaggio marin. l’espressione r. in chiglia, per indicare lo spezzarsi della chiglia e il conseguente naufragio della nave. 4. intr. (aus. avere) Manifestarsi, venire fuori quasi con forza, aprendosi un passaggio: Mia bile ... dal profondo Petto rompendo, getta impetuosa Gli argini (Parini); ecco il sereno Rompe là da ponente (Leopardi); rompeva l’alba, ed io mi feci alla finestra (Settembrini); parole che rompono (ma più com. erompono) dal cuore. In partic., r. in lacrime, in un gran pianto, in singhiozzi (più raro r. a piangere, e sim.), dare improvviso sfogo al pianto lungamente trattenuto. ◆ Part. pass. rótto, anche come agg. e s. m. (v. la voce).