ronzare
ronżare v. intr. [voce di origine onomatopeica] (io rónżo, ecc.; aus. avere). – 1. a. Mandare quel rumore sordo, continuo e vibrante, che producono volando alcuni insetti: senti come ronza quel calabrone; nella stanza ronzavano due mosconi. Per estens., anche soltanto girare, di insetti, senza che necessariamente si oda rumore: le api ronzavano intorno ai fiori. b. Mandare un rumore simile a quello prodotto volando da alcuni insetti: si udiva lontano r. un aereo; Or fea ronzar per l’aere un lento dardo (Poliziano); mi ronzano o mi sento r. gli orecchi. 2. fig. a. Affollarsi e rivolgersi insistentemente nella mente, in modo per lo più confuso e disordinato: è da ieri che mi ronza nella testa questa idea, quel proposito, il sospetto; tutti questi pensieri ronzavano tumultuariamente nel capo basso di don Abbondio (Manzoni). b. Con altra metafora, girare intorno senza allontanarsi: ronzandoci, per così dire, continuamente attorno, ... ci ha seguiti finora passo passo (Bassani); soprattutto facendo la corte: e lei, signora, non hanno principiato a ronzarle intorno de’ mosconi? (Manzoni). c. raro. Andare in giro, a zonzo: ronza tutto il giorno per il paese senza concludere niente. 3. Con valore trans. e causativo, nell’uso tosc., far girare e ronzare oggetti, strumenti, ecc.: il bambino ronzava la sua trottola.