ropalico
ropàlico agg. e s. m. [dal lat. rhopalĭcus, gr. ῥοπαλικός, der. di ῥόπαλον «clava»] (pl. m. -ci). – Verso r. o assol., come s. m., ropalico, verso classico in cui le parole procedono crescendo successivamente di una sillaba, come nella clava (ῥόπαλον) crescono progressivamente le dimensioni dall’impugnatura alla testa: se ne trovano nei componimenti poetici di Porfirio (4° sec. d. C.), ma erano giochi metrici già in uso presso i poeti neoterici del 2° sec. d. C. e prima presso i Greci nell’età ellenistica coi carmi figurati di Dosiada e dei suoi imitatori. Un esempio ne è il verso (citato da Servio) Rem tibi concessi, doctissime, dulcisonoram.