rosicone
s. m. (region.) Nella lingua colloquiale, chi rosica, chi si rode per rabbia, invidia, gelosia; usato anche come agg. ♦ Quindi le lolite più amate dagli adolescenti sono rimaste a casa. E così hanno fatto i loro fans. Almeno quasi tutti. Solo una decina di fedelissimi sono rimasti a presidiare il centro Palatino per difendere la loro «mitica» Ambra. «Siete solo delle rosicone perché lei è bella e famosa e voi siete delle cozze», urlavano alle studentesse che comunque non hanno raccolto la provocazione. (Maria Corbi, Stampa, 9 marzo 1994, Cronache) • Ma ora basta. Lasciamo il Calderoli, il Mastella, il Berlusconi chiuso nel proprio silenzio rosicone e incapace, per fantastica ironia della realtà sopra il marketing, di pronunciare anche quel grido che la Nazionale di Lippi ci ha finalmente restituito, Forza Italia! (Vittorio Zucconi, Repubblica.it, 12 luglio 2006, Speciale) • Non rosica il Cav. che anzi gli fa i complimenti e si appresta a un’opposizione intelligente (promessa che speriamo duri). Non rosicano Verdini e gli altri, tipacci di Firenze quando non di Prato o Campi Bisenzio. A rosicare sono i compagni di strada di Renzi, nei partiti e nei giornali, quelli che gli votano la fiducia. Strano ma vero. Non voglio fare sarcasmo. Voglio capire perché e suggerire antidoti alla nausea migliori del Maalox. Il perché è ovvio e vale per tutti i rosiconi. (Giuliano Ferrara, Foglio.it, 23 febbraio 2014, News) • Gli ultimi epiteti, il presidente del Consiglio più giovane della storia d’Italia li ha dedicati a coloro che “sperano che l’Italia vada male”. Rosicone, termine romanesco per indicare chi “rosica dentro”, chi si logora nell’invidia, è stato persino introdotto nella nuova edizione 2014 del vocabolario Zingarelli, insieme ad altri termini di conio renziano come il celeberrimo “rottamatore”. La parola, in realtà, era nell’aria da tempo. Diffusa nell’Italia centrale, era stata usata già dalla “Iena” Ilary Blasi, moglie del romanissimo Francesco Totti, che aveva ammesso di essere “una tipa un po’ rosicona”. Poi un calciatore come Rino Gattuso, calabrese doc, se ne era appropriato, definendo “rosiconi” gli avversari della nazionale francese. (Blitz Quotidiano.it, 1° aprile 2014, Politica) • Di tutto questo il più recente campione rosicone può considerarsi il senatore grillino Giarrusso che con allegra esuberanza in una sede istituzionale si è esibito nel gesto plateale delle manette. Celebrava in tal modo l'arresto di babbo e mamma Renzi, giubilante alfiere di quanti in cuor loro avevano esultato dinanzi alla foto del papà dell'ex premier che, ai domiciliari, fumava il sigaro sul terrazzo. (Filippo Ceccarelli, Repubblica, 15 marzo 2019, p. 39, Cultura).
Derivato dal v. rosicare con l’aggiunta del suffisso -one.