rosista
s. m. e f. Chi scrive racconti o romanzi rosa. ◆ Adele Parks, fa parte invece di quelle nuove «rosiste» che ritengono che solo al rapporto sessuale possa far seguito l’amore: una sessualità coerentemente praticata con frequenza nel suo «Una donna in cerca di guai». (Mia Peluso, Stampa, 21 luglio 2001, Tuttolibri, p. 8) • Nell’androceo dei rosisti s’insinua anomala la voce dell’androgino Platinette: una personalità complessa che con linguaggio crudo, fluente come un monologo, si scopre e si nasconde nella ricca storia della propria vita in «Tutto di me» (Mia Peluso, Stampa, 14 maggio 2005, Tuttolibri, p. 4) • anche al femminile il rosa contemporaneo non è più quello delle «rosiste» cult vecchia scuola che, autentiche vestali dell’amore, continuano a puntare diritte alla meta del sogno, senza curarsi della sua realizzabilità e la cui musa più o meno consapevole resta la Jane Austen di «Orgoglio e pregiudizio» con la sua limpida struttura e la sua precisa scansione: incontro, ostacolo, superamento dell’ostacolo, coronamento finale dell’amore. (Mia Peluso, Stampa, 10 febbraio 2007, Tuttolibri, p. 1).
Derivato dall’agg. rosa con l’aggiunta del suffisso -ista, sul modello di giallista.