sabba
s. m. [dal fr. sabbat, e questo dal lat. sabbătum «sabato»] (pl. sabba, non com. sàbbati). – 1. Nei trattati sulle streghe dei sec. 15°-17°, con riferimento ai coevi documenti ecclesiastici e agli scritti di giuristi e teologi sia cattolici sia riformati, nome con cui è chiamata la riunione di donne che, avendo statuito un patto con il demonio per averne particolari favori e poteri, verrebbero di notte trasportate per aria in luoghi determinati (celebre il noce di Benevento) per compiere riti orgiastici (imitazione blasfema di riti cristiani) e unirsi in carnali congiungimenti con i demonî. L’origine del termine (che nasce nel sec. 14° e si diffonde dalla fine del sec. 15°) è da mettere in relazione con l’antisemitismo medievale che vedeva nei riti del sabato ebraico un insieme di atti perversi. Il tema ha avuto largo sviluppo anche nelle leggende germaniche divulgate in età romantica: celebre la notte di Valpurga, così chiamata perché svolgentesi presso la tomba di santa Valpurga nel Brocken (Germania), luogo d’incontro privilegiato per il sabba. 2. Per estens., letter., riunione o celebrazione orgiastica, a carattere per lo più sacrilego e, fig., pandemonio, grande rumore e confusione, e sim.