sacrilego
sacrìlego agg. [dal lat. sacrilĕgus, originariamente «ladro di cose sacre», comp. di sacra «oggetti sacri» e legĕre «raccogliere, portare via»] (pl. m. -ghi). – 1. Che ha commesso o commette un sacrilegio: un ladro, un profanatore s.; mani s.; con tono sarcastico: ed egli audace Con s. piè lanciolla [la cagnetta] (Parini). Come s. m. (f. -a), autore, responsabile di un sacrilegio: la giusta punizione di un sacrilego. 2. Offensivo, irriverente verso istituzioni sacre: un gesto, un atto s.; parole s.; per estens., empio, scellerato: Ahi! Qual d’essi il s. brando Trasse il primo il fratello a ferire? (Manzoni); lingua s., anche, con uso iperb., maledica. 3. Di sacramento amministrato da persona priva della prescritta investitura, o ricevuto senza la necessaria sincerità di fede e volontà: confessione, comunione s.; analogam., con sign. più ampio, rito s., profanato nella sua sacralità dal celebrante o dai fedeli. ◆ Avv. sacrilegaménte, in modo sacrilego: spogliare, deturpare sacrilegamente un tempio.