sacro1
sacro1 (ant. sagro) agg. [lat. sacer -cra -crum]. – 1. a. In senso stretto, si definisce sacro ciò che è connesso all’esperienza di una realtà totalmente diversa, rispetto alla quale l’uomo si sente radicalmente inferiore, subendone l’azione e restandone atterrito e insieme affascinato; in opposizione a profano, ciò che è sacro è separato, è altro, così come sono separati dalla comunità sia coloro che sono addetti a stabilire con esso un rapporto, sia i luoghi destinati ad atti con cui tale rapporto si stabilisce. Più in generale, che riguarda la divinità, la sua religione e i suoi misteri, e che per ciò stesso impone un particolare atteggiamento di riverenza e di venerazione: persona, cosa s.; luogo s.; il carattere s. di un luogo, di un oggetto; riti s.; vesti s. o vestimenti s.; paramenti s.; i s. arredi; fuoco s., in Roma antica, quello tenuto perennemente acceso dalle Vestali. Sostantivato con valore neutro e con uso assol., il sacro, ciò che gli uomini avvertono come totalmente altro e che si manifesta con forza misteriosa, rispetto al quale si sentono sottoposti, spaventati e nello stesso tempo attratti. Con riferimento alla fede e al culto della religione cattolica (spesso abbreviato graficamente in s. o S., in locuzioni fisse per le quali non vi sia possibilità di scambio con la lettura santo): il Sacro Cuore di Gesù e di Maria; la S. famiglia, anche per indicarne la rappresentazione nelle arti figurative (v. famiglia, n. 1 b); la S. Scrittura, i libri s., i s. testi, la Bibbia, i libri del Vecchio e Nuovo Testamento; edifici s., le chiese e altri luoghi dedicati al culto (analogam., architettura s.); il s. fonte, il fonte battesimale; una funzione s., le s. funzioni; invito s., a una funzione religiosa (di solito, titolo di avvisi a stampa); ordine s., quello conferito dal sacramento dell’ordine; le fu tolta Di capo l’ombra de le sacre bende (Dante), i veli monacali; festività sacre, le feste religiose; le sacre tempora (v. tempora); letter., i s. bronzi, le campane; per sacro monte o Sacro Monte, v. monte, n. 1 b. Con lo stesso sign. di santo: Vergine sacra ed alma, Non tardar, ch’i’ son forse a l’ultimo anno (Petrarca). b. Che ha per oggetto la religione o è destinato alla religione: eloquenza, oratoria s.; arte s., quella relativa alla costruzione e alla decorazione di chiese; musica s., quella destinata alle funzioni del culto (per es., canti liturgici, mottetti) e, per estens., la produzione musicale nata con fini di elevazione spirituale e in cui il testo è connotato da espliciti riferimenti religiosi (per es., sacre rappresentazioni, oratorî, cantate, madrigali spirituali), ma non concepita originariamente come parte integrante della liturgia; s. rappresentazione (v. rappresentazione, nel sign. 2); il poema s., la Divina Commedia, così denominata da Dante stesso (Se mai continga che ’l poema sacro Al quale ha posto mano e cielo e terra ...) per il suo carattere profetico e per l’itinerario compiuto nei tre regni dell’aldilà. c. Il termine ricorre anche in denominazioni tradizionali e in espressioni particolari: il S. Collegio dei cardinali; le S. congregazioni romane (v. congregazione); s. palazzo, denominazione della corte imperiale romana, risalente all’epoca costantiniana, e poi anche dell’organizzazione centrale dell’amministrazione del regno longobardo; i s. palazzi apostolici, gli edifici che costituiscono la residenza papale in Vaticano; il tribunale della S. Rota (v. ròta); S. Romano Impero, l’istituzione religioso-politica medievale fondata da Carlo Magno la notte di Natale del 799, così detta per sottolineare la continuità ideale dell’impero romano e la funzione di difesa della cristianità; guerre s., le quattro guerre svoltesi in Grecia fra il primo decennio del sec. 6° e il 338 a. C., miranti a garantire l’incolumità o a vendicare la violazione del santuario di Apollo delfico, ma in realtà dovute all’aspirazione dei varî stati a controllare politicamente l’oracolo di Delfi; Via s. (lat. Sacra via), in Roma antica, la via che attraversava il Foro Romano da ovest a est, così detta perché correva lungo la zona dei templi e vi si svolgevano le processioni; primavera s., in Roma antica (v. primavera). Morbo s. (o male s.), antico nome dell’epilessia, così detta (già in greco, ἱερὰ νόσος) per le sue manifestazioni convulsive, analoghe a quelle di baccanti, vati e profetesse quando erano posseduti dal dio (v. anche benedetto, nel sign. 6). 2. Con sign. estens. e generico, degno di alta venerazione o del massimo rispetto: l’immortal capo accennando Piovea dai crini ambrosia su la Ninfa, E fe’ sacro quel corpo e la sua tomba (Foscolo). Anche senza diretta connessione con l’elemento e col sentimento religioso: S. Maestà, S. Corona, antichi titoli di rispetto usati per i sovrani; la persona del re è considerata s.; l’ospite è s.; il s. nome della libertà; custodire le s. memorie; coltivare i più s. ideali. Spesso riferito alla persona o all’attività dei poeti: i s. ingegni; i s. studî; il sacro vate (Foscolo, di Omero). Con sign. più determinato, inviolabile: i s. diritti dell’uomo; se pia la terra ... sacre le reliquie renda Dall’insultar de’ nembi e dal profano Piede del vulgo (Foscolo). 3. Con valore più soggettivo, di cosa che, pur non appartenendo alla sfera della religione o di ciò che comunemente si ritiene venerabile, è tuttavia riguardata con sentimento di venerazione e di alto rispetto: la promessa è s.; questo è per me un s. dovere; è stato offeso nei suoi sentimenti più sacri. Spesso accompagnato da un complemento di termine: luoghi s. alla patria per il sangue versato dai suoi figli; i sentimenti, le memorie che mi sono più sacre; anche nel senso di consacrato, dedicato: l’olivo è s. a Minerva; Già l’are a Venere sacre ... Devotamente hai visitate (Parini). 4. raro Maledetto, esecrando. Questo sign., documentato in latino in più passi d’autore, si appoggia in italiano soprattutto al passo di Dante (Purg. XXII, 40-41) Per che [o Perché] non reggi tu, o sacra fame De l’oro, l’appetito de’ mortali?, interpretato da alcuni commentatori «a quali malvagità non conduci tu, o esecranda fame dell’oro, l’appetito dei mortali», significato che ricalca quello, comunem. accettato, del corrispondente passo di Virgilio (Aen. III, 56-57) quid non mortalia pectora cogis, auri sacra fames! Ma altri interpreti intendono sacra nel sign. di «santa», spiegando i versi danteschi come espressione di un desiderio: «Perché non sei tu, giusta e misurata brama dell’oro, a guidare l’appetito dei mortali, frenandolo così da impedire ch’esso degeneri?». ◆ Raro, anche nell’uso letter., con valore di part. pass. di sacrare, cioè sacrato, consacrato, in funzione verbale: poiché sacra L’ebbe al gran nume tuo, massima Giuno, A te l’uccise (Caro).