salmo
s. m. [dal lat. tardo psalmus, e questo dal gr. ψαλμός (der. di ψάλλω «cantare accompagnandosi con la cetra»), che traduce l’ebr. mizmōr «canto con accompagnamento»]. – 1. Composizione poetica ebraica, di argomento vario, ma per lo più di lode, ringraziamento, invocazione a Dio, che anticamente veniva cantata e accompagnata dal suono di uno strumento a corde; in partic., ciascuno dei componimenti (150) attribuiti tutti o in parte a David, ma che in realtà sono componimenti di età molto diverse, progressivamente raccolti e confluiti a costituire nella Bibbia un unico libro, detto appunto Libro dei Salmi (o Salterio), e poi entrati, con la traduzione latina, nella liturgia cristiana: dire, recitare, cantare i s.; i versetti dei s.; i s. di David, di Salomone; i s. dei vespri, dell’ufficio dei morti; s. graduali (v. graduale2), s. penitenziali (v. penitenziale). Per il prov. tutti i s. finiscono in gloria, v. gloria2. 2. Composizione musicale sul testo latino di un salmo, per solista o coro, diffusa dal sec. 15°: i s. di Benedetto Marcello, di Mozart, di Stravinskij.