salmodia
salmodìa s. f. [dal gr. ψαλμῳδία (lat. tardo psalmodĭa), comp. di ψαλμός «salmo» e ᾠδή «canto»]. – 1. Canto, recitazione dei salmi, e anche il modo di recitarli nella liturgia: «Deus, venerunt gentes», alternando Or tre or quattro dolce salmodia, Le donne incominciaro (Dante); s. feriale, festiva, domenicale; il tipo più antico consisteva nell’intonare il testo su un’unica nota, con alcune inflessioni caratteristiche all’inizio e alla fine di ogni versetto: le s. sacre con quel loro tenore mesto e solenne hanno sempre commossa l’anima mia (I. Nievo). In partic., s. antifonale, canto dei salmi eseguito da due cori alternati; s. diretta, salmo cantato da un solo cantore o dal coro unito; s. responsoriale, salmo cantato dal solista con ripetizione di una breve acclamazione da parte del coro, alla fine di ogni versetto o a certi punti determinati del salmo. 2. fig., non com. Discorso, esposizione, racconto fatto lentamente, con voce monotona e senza variazione di tono: le sue s. mi hanno stancato; ora comincerà con la solita s. dei suoi ricordi di gioventù; la radiolina continuava nella sua s. sommessa (Salvatore Mannuzzu).