saputo
agg. [part. pass. di sapere]. – 1. letter. a. Che sa, che è informato di quanto è avvenuto o avviene: fare s. qualcuno, fargli sapere, informarlo di qualche cosa. b. Che ha esperienza e conoscenza, sia in genere sia in una determinata attività; anche accorto, saggio: la scorta mia s. e fida Mi s’accostò e l’omero m’offerse (Dante); Or tu le ragion tue puoi dire a lui, Che mi pare uom assai giusto e s. (Pulci); il passero s. in cor già gode, E il tutto spia dai rami irti del moro (Pascoli). 2. Per estens., e più com., di persona che fa sfoggio di ciò che sa, o che presume di avere una cultura superiore a quella che realmente possiede, con la pretesa di voler dire la sua su ogni argomento: non posso soffrire le persone s.; anche come sost.: fa troppo il s.; via, non fare il s.!; è un s., importuno e pedante; spesso riferito a bambini che intervengono in discorsi non adatti alla loro età, assumendo atteggiamenti da adulti e pretendendo di sapere tutto: è un bambino troppo saputo. ◆ Dim. saputèllo, con riferimento a bambini o ragazzi: una ragazzetta molto saputella; anche come s. m.: non sopporto quel saputello di tuo nipote; accr. saputóne come s. m. (f. -a). ◆ Avv., letter., saputaménte, scientemente, deliberatamente: quelli lo fecero ignorantemente, ma questi ciò fanno saputamente (Cavalca); spreg. o scherz., in modo saputo, da persona saputa: interviene sempre saputamente nei discorsi dei grandi.